Gervaso Roberto - 2015 - Nerone by Gervaso Roberto

Gervaso Roberto - 2015 - Nerone by Gervaso Roberto

autore:Gervaso Roberto [Gervaso Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Historical, History, Ancient, General, Storia
ISBN: 9788849846133
Google: ahxNCgAAQBAJ
Amazon: B013ETJ67Q
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2015-08-03T21:00:00+00:00


VIII. LA CONGIURA PISONIANA

Le fiamme avevano incenerito anche il palazzo imperiale, che Nerone fece ricostruire, profondendovi somme immense, com'era nel suo stile di lunatico megalomane.

Nacque così la più celebre dimora romana, quella Domus Aurea, di cui il maligno Svetonio scrive: «Per far capire la sua distesa e il suo splendore, basterà dire questo: nel vestibolo era stato possibile drizzare una colossale statua del principe alta centoventi piedi; la residenza era così vasta che rinchiudeva portici a tre ranghi di colonne, lunghi mille passi, uno stagno che sembrava una mare circondato di case che sembravano città e per di più una distesa di campagna nella quale si potevano ammirare colture varie, vigne, terreni da pascolo e foreste in cui vagavano moltitudini d'animali domestici e selvaggi delle più strane specie. Il resto dell'edificio era tutto coperto di dorature, impreziosito da pietre rare, da conchiglie e perle. Il soffitto della sala da pranzo era composto di tavolette d'avorio mobili e bucate perché fosse possibile dall'alto spandere sui convitati fiori e profumi. La più grande era rotonda e girava continuamente su se stessa, sia di giorno che di notte come fa il mondo. Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e albule».

Finiti i lavori, il giorno dell'inaugurazione, Nerone, contemplando la faraonica reggia, avrebbe esclamato: «Finalmente un alloggio come si deve». Forse non è vero, ancora una volta lo storico romano esagera. Ma, non disponendo d'altre fonti, un po' dobbiamo credergli.

Certo, la morte di Burro, le dimissioni di Seneca, l'insolenza di Tigellino avevano cambiato, dannandolo, il sovrano. In balìa di consiglieri infami, passioni perverse, velleità bizzarre, Nerone accentuò il suo dispotismo, esacerbò la sua diffidenza, fomentando malcontenti e procurandosi sempre nuovi nemici. Il popolino seguitava ad amarlo, ma l’establishement gli era quasi tutto ostile, l'insofferenza della Curia non faceva che crescere, anche se dal di fuori difficilmente s'avvertiva, non avendo i senatori né la forza, né il coraggio d'opporsi al principe.

Molta cenere covava sotto la brace, pronta a riavvampare non appena qualcuno avesse, al momento giusto, soffiato su di essa. Fin allora non c'erano state che cabale, ordite da familiari o liberti scontenti, circoscritte a pochi intimi, destinate a fallire per l'esiguità e la precarietà dei consensi. Ma quando in campo scesero senatori di grido e alti ufficiali, il fior fiore cioè della fronda al regime, questo per la prima volta seriamente vacillò.

Ci furono addirittura presagi, che turbarono non poco il superstiziosissimo sovrano, succubo di astrologi e indovini. La comparsa d'una cometa e temporali più violenti del solito, accompagnati da tuoni mai sentiti e fulmini mai visti, vennero accolti con sgomento dall'imperatore e dai sudditi, non meno creduloni di lui. A render vieppiù foschi i pronostici furono alcuni feti bicefali, mezzo uomini, mezzo animali, abbandonati nelle pubbliche vie, e la nascita, nel piacentino, d'un vitello col capo innestato in una zampa. Prodigio che gli aruspici interpretarono come segnale d'una congiura per dare al regno una nuova guida, ma che il principe avrebbe soffocato. Come, infatti, soffocò.

La congiura, passata alla storia sotto il nome di pisoniana,



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