Ghiaccio by Marco Tedesco

Ghiaccio by Marco Tedesco

autore:Marco Tedesco
La lingua: ita, ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2020-04-15T16:00:00+00:00


7. Un buco nel ghiaccio

Sulla strada del ritorno rimaniamo ancora euforici stimolandoci l’un l’altro con dettagli sempre nuovi, come se cercassimo di non farci scivolare di dosso l’avvenimento incredibile di cui siamo stati testimoni. Avanziamo fianco a fianco, mentre ci alterniamo in testa al gruppo in combinazioni sempre diverse. Quando vicino ritrovo Christine, una delle veterane del progetto, l’entusiasmo si trasforma in ricordo e ci ritroviamo, tra una risata e l’altra, immersi nella nostra prima spedizione assieme, in Antartide, diversi anni prima.

Le Dry Valleys – letteralmente «valli secche» o «valli desertiche» – sono uno dei pochi luoghi nella sterminata Antartide dove la terra non è coperta di ghiaccio; non completamente, per lo meno. Con Christine eravamo andati là per studiare alcuni batteri che si trovano solo da quelle parti, ed era un’occasione davvero unica. L’accesso a questi luoghi, protetti da un trattato internazionale che stabilisce che nessun paese controlla e potrà mai controllare l’estremo continente meridionale, è infatti riservato solo a pochi individui all’anno, e sempre per motivi legati alla ricerca scientifica. Il paesaggio sembra quello lunare, per meglio dire marziano, con picchi di montagne di roccia rossastra che spuntano dal ghiaccio ancora parzialmente innevate. Il vento soffia quasi tutti i giorni violento e veemente come in nessun altro luogo, erodendo la roccia e spargendo i detriti color ruggine sul territorio circostante. Al confine tra il ghiaccio e il mare, il verde smeraldo del freddo oceano si affaccia brevemente, prima di lasciare posto al bianco del ghiaccio marino.

Ricordo che mentre camminavamo verso il campo base, incrociammo la carcassa di ciò che una volta doveva essere una foca. Christine mi spiegò allora che era lì chissà da quanto e che a causa della bassa temperatura e della poca umidità, il corpo stava impiegando molto tempo per decomporsi. Poteva essere lì da decine o un centinaio d’anni. Ma ciò che ricordo vividamente di quel viaggio sono i venti. I cosiddetti venti catabatici, generati dall’aria che scende giù come una valanga per effetto della forza gravitazionale, così forti da avere punte simili a quelle di un uragano. Fu proprio durante la spedizione con Christine che, mentre ero in tenda a godere di un meritato riposo, fui svegliato da ciò che, durante il sonno, credevo fosse la mano di mia figlia per scoprire, poi, che altro non era che la tenda che si era piegata a tal punto da toccare la mia faccia. Fu cosi che ci dirigemmo subito nell’unica struttura più «affidabile» (la tenda-cucina), dove rimanemmo ad aspettare per circa dieci ore che i venti si calmassero.

In nessun altro posto della Terra è possibile assistere a un tale spettacolo. Proprio a causa dell’unicità del posto, anche coloro che hanno il privilegio e la fortuna di visitarlo devono rispettare gli ordini tassativi imposti dal governo americano, che ha in «gestione» questa parte dell’Antartide. Ricordo benissimo la cautela di cui c’eravamo armati nel seguire le istruzioni e ridurre così al minimo il potenziale impatto negativo della presenza umana sul territorio. Anche semplicemente nel camminare dovevamo



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