Gino Bartali. Una bici contro il fascismo by Gino Bartali. Una bici contro il fascismo (2019)

Gino Bartali. Una bici contro il fascismo by Gino Bartali. Una bici contro il fascismo (2019)

autore:Gino Bartali. Una bici contro il fascismo (2019) [fascismo, Gino Bartali. Una bici contro il]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Baldini&Castoldi
pubblicato: 2019-01-15T23:00:00+00:00


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Gino il Giusto

Nel periodo compreso tra l’autunno del ’43 e l’estate del ’44, Gino Bartali, Adriana e il piccolo Andrea risiedono di volta in volta in località e in case di campagna più o meno vicine al capoluogo toscano. Il campione cambia domicilio per restare nell’ombra, per farsi notare il meno possibile. Si sottrae alla curiosità degli occupanti, dei loro collaboratori e dei loro informatori. Al tempo stesso cerca di scansare i bombardamenti degli aerei «amici», che sono sempre più pesanti e che talvolta colpiscono a casaccio. Americani e britannici prendono di mira soprattutto le stazioni ferroviarie. Le vittime civili sono numerose: solo nel bombardamento del 25 settembre 1943 su Firenze, il primo di una lunga serie, i morti sono 215. Lasciata Firenze, dove i Goldenberg continuano a essere nascosti nella cantina di casa sua, è quindi a partire da varie località della campagna toscana che Gino comincia a compiere le sue missioni umanitarie, in sella alla bici. A Firenze va per prendere e consegnare i documenti che trasporta.

Gino s’impegna a fondo nella nuova sfida. Vuol salvare molte vite, compresa la sua. Nasconde foto di identità, documenti e lettere nei tubi, internamente cavi, e nel sellino della sua bici. Possono perquisirlo quanto vogliono, ma non troveranno nulla di compromettente. Gino, che tra l’altro è stato apprendista nell’officina ciclistica di Oscar Casamonti, è capace di smontare e rimontare in un baleno la sua bici da corsa. Ma quando è un altro a toccarla si esibisce in una sceneggiata da commedia dell’arte per dire che la sua bicicletta è perfettamente equilibrata per cui mani profane rischierebbero di alterarne i delicati meccanismi. Potrebbe mai un soldato della Wehrmacht o dell’armata repubblichina assumersi la responsabilità di cambiare il corso della storia mondiale dello sport, mandando in tilt la bicicletta del grande Bartali? Meglio farlo passare al posto di blocco, naturalmente dopo aver ottenuto uno degli autografi che Gino distribuisce tanto volentieri!

A ogni viaggio, Bartali si imbatte più volte nei posti di blocco presidiati da nazisti e fascisti. E i controlli sono frequenti. Lui non dà segni di nervosismo. Chiacchiera il più amichevolmente possibile con i militari, che di solito gli chiedono più delle sue imprese sportive che del perché di questi «allenamenti» in tempo di guerra. Gino gli racconta di «quella famosa tappa» del Tour, o della sconfitta alla sua prima Milano-Sanremo, quando era ancora troppo ingenuo per essere un vero campione. Poi sempre la stessa scena. Se qualcuno tocca la bici, lui gli chiede di fare attenzione perché ogni pezzo è stato progettato e montato in modo da garantire il massimo delle prestazioni e della velocità. Mica ci si può giocare, con una bici da corsa di alto livello! Ci entra di tutto, in queste conversazioni con i soldati della Wehrmacht o i militi repubblichini. La voglia autentica di raccontare le sue imprese sportive, e il timore ancora più autentico di suscitare dubbi sulle vere ragioni del suo viaggio. Gino gioca d’astuzia, come nelle tappe del Giro e del Tour, quando fingeva di star male per poi lanciarsi in un attacco furioso agli avversari.



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