Gli Implaccabili 2 by Giorgio Cimbrico

Gli Implaccabili 2 by Giorgio Cimbrico

autore:Giorgio Cimbrico
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
Tags: palla ovale, sei nazioni, rugby, Narrativa, italia, sport
ISBN: 9788868580247
pubblicato: 2014-02-26T08:00:00+00:00


Capitolo 18

Lions, nella Britannia unita c’è posto anche per l’Irlanda

L’onda che si è abbattuta sulle coste dell’Australia dalle sembianze di un severo leone, lo stesso in cui, bronzeo o marmoreo, facilmente ci si imbatte a Londra, riporta a una felice intuizione di quel buonanima di Tony Richardson che inframmezzò il suo bellissimo “I 600 di Balaclava” (rivisitazione molto antieroica di uno degli episodi più famosi e amati della storiografia imperiale) con cartoni animati che volevano esser di gusto vittoriano. Quando il corpo di spedizione parte per la Crimea, immense nuvole accompagnano la flotta sino ad assumere la forma di un grande Leone che accompagna la marcia verso lo scontro con i russi, simboleggiati da un orso con l’espressione maligna quanto, invece, composta e responsabile è quella del felino con sontuosa criniera.

Il Leone, come Britannia, viaggia sul mare e domina le onde. Lo stesso destino dei giocatori che da novant’anni, per via di una cravatta tessuta nel 1924, hanno ricevuto il nome di Lions, ma che possono offrire una storia assai più profonda da ricercare 125 anni fa, quando, a occhio e a palmi, un quarto abbondante del planisfero era di colore rosa carico: nel 1888 Vittoria regnava da 51 anni, l’Impero era vasto come non lo era mai stato e la morte di Gordon a Khartoum, tre anni prima, aveva regalato alla causa un nuovo simbolo, un nuovo martire, un altro soggetto da stampare, incorniciare e appendere sopra il caminetto, insieme agli indomiti del forte di Lucknow e agli eroi di Rorke Drift.

Per capire a fondo la gloria, la storia, l’epica e l’anedottica dei Lions è necessario lanciarsi nel tuffo più profondo, azionare la macchina del tempo che Herbert George Wells stava per inventare sulla carta e con la penna, esser colti da un moto di sorpresa realizzando che questi simboli del rugby vedono la luce all’indomani e a causa di un doppio tour australiano del cricket inglese. Un team era guidato da James Lillywhite (vedi frequentatissimo emporio sportivo di Piccadilly Circus…) e gestito da Alfred Shrewsbury e Alfred Shaw, uno dei giocatori che dieci anni prima avevano affrontato per la prima volta l’Australia; l’altro era una creatura di Lord Hawke. I due gruppi si riunirono per affrontare gli australiani e fu in quell’occasione che nacque l’idea di dare un seguito passando dal cricket al rugby, famigliare alla maggior parte dei giocatori. Uno dei motivi – bene precisarlo – era anche la possibilità di ripianare le perdite finanziarie maturate in quei lunghi mesi.

Andrew Stoddart, la stella del gruppo di Hawke, accettò. Non era arduo per lui passare da una disciplina all’altra: oltre ad essere uno dei più grandi giocatori di cricket della sua epoca, appena un gradino al di sotto del leggendario WG Grace, era capitano dell’Inghilterra di rugby e aveva guidato l’entrata in scena dei Barbarians. Non fece la stessa scelta Aubrey Smith che, dopo aver giocato per la squadra di Lillywhite, preferì tornare in Inghilterra da dove ripartì più tardi per trovar posto a Hollywood nella squadra di cricket di Errol Flynn e di Boris Karloff.



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