Gli Stuart: Re, regine e martiri by Allan Massie

Gli Stuart: Re, regine e martiri by Allan Massie

autore:Allan Massie [Massie, Allan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Della Porta
pubblicato: 2017-01-10T00:00:00+00:00


Capitolo 11

Carlo I (1625-49):

Il re martire

Quando a venticinque anni succedette al padre come Carlo I d’Inghilterra, Baby Charles aveva ormai superato le disabilità che gli avevano impedito di camminare fino all’età di sette anni. Era comunque rimasto, a causa di quei disturbi, molto piccolo di statura, raggiungendo appena il metro e 55. Aveva anche imparato a dominare la balbuzie, che compariva adesso solo nei momenti di tensione, e si era impegnato per diventare un buon cavallerizzo. A differenza di suo padre, non era uno studioso ma piuttosto un esteta: la sua collezione di dipinti era tra le più stupefacenti in Europa. Il grande pittore fiammingo Rubens lo considerava il più acuto tra i collezionisti. Se Giacomo era stato loquace ed emotivo, Carlo era taciturno e riservato. Ci teneva molto alla sua dignità regale, mentre suo padre non ne aveva alcuna. Giacomo era estremamente intelligente, Carlo non molto sveglio. Ma padre e figlio avevano un punto in comune: nessuno dei due sapeva giudicare gli uomini. Inoltre Carlo aveva ereditato da suo padre la convinzione di essere al servizio di Dio e di governare per diritto divino. Purtroppo, mentre Giacomo si limitava alle parole, Carlo tradusse questo suo credo in azioni concrete. La fiducia in sé stesso che ne trasse fece di lui un calcolatore, uno della cui parola non ci si poteva fidare. A suo modo di vedere ingannare gli altri gli era concesso, perché in quanto re non poteva fare niente di sbagliato. Nelle faccende politiche Carlo fu privo di scrupoli tanto quanto i calvinisti, convinti di essere gli eletti di Dio, lo erano nella vita quotidiana. Non capì mai quanto sleale lo giudicassero gli altri.

Carlo era stato il primo monarca a ricevere un’educazione anglicana e a quella Chiesa era totalmente devoto, almeno così come la intendeva lui. Fu per lui una sfortuna che la sua idea di Chiesa anglicana fosse molto più limitata rispetto a quella dei suoi sudditi, per i quali l’impegno del sovrano per una Chiesa più gerarchica sapeva di papismo. Ma si sbagliavano: Carlo fu l’unico Stuart, ad eccezione della nipote, la futura regina Anna, a nutrire una fedeltà incrollabile alla Chiesa riformata. Il giorno precedente la sua esecuzione avrebbe fatto giurare ai due figli più piccoli, il principe Enrico e la principessa Elisabetta, di rimanere fedeli alla Chiesa anglicana; e sul patibolo dichiarò che moriva come un fedele appartenente a quella Chiesa istituita dalla legge. Chiamarlo «il re martire» non è improprio, perché se fosse stato disposto a offrire un compromesso vero, e non meramente tattico, in materia di religione, forse avrebbe conservato la Corona, sebbene con poteri ridotti.

I primi anni del suo regno furono dominati da Buckingham. Carlo non aveva mai sopportato il favorito di suo padre e non ne approvava il comportamento. Ma Buckingham, consapevole del fatto che Carlo fosse l’astro nascente, aveva deciso di piacergli, e resistergli fu impossibile. Il principe fu presto in adorazione dello scintillante duca così come lo era stato Giacomo, anche se il suo linguaggio nel rivolgersi al



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