Guerra Guerra Guerra by Biloslavo Fausto

Guerra Guerra Guerra by Biloslavo Fausto

autore:Biloslavo, Fausto [Biloslavo, Fausto]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Le fosse comuni di Srebrenica

Bosnia ed Erzegovina, 1996

Tutto attorno cresce il granturco, come se la natura avesse voluto seppellire per sempre la guerra in Bosnia sopita da appena un anno. La brutalità del conflitto etnico è nascosta fra le pannocchie e una fila di arbusti. La depressione del terreno è lunga ventotto metri e larga cinque. Lo scavo, appena iniziato, a un’estremità ha portato alla luce dieci vittime sepolte nella fossa comune sotto due metri di terra. Un groviglio terribile di volti mummificati, vestiti e scarpe. Ed è solo il primo strato di corpi. Tutti musulmani di Srebrenica, falciati a raffiche di mitragliatrice dopo la resa dell’enclave ai serbi bosniaci del generale Ratko Mladić.

Il vero pugno allo stomaco sono i corpi avvinghiati nel terriccio di una donna con un giovane, probabilmente suo figlio. I polsi sono legati con il filo di ferro, come alla fine della Seconda guerra mondiale con gli infoibati italiani scaraventati nella cavità carsiche dai partigiani di Tito. La pulizia etnica si è ripetuta con la madre, che all’ultimo momento deve aver cercato di fare scudo con il suo corpo per proteggere il figlio. Un disperato tentativo di fermare la raffica che ha travolto entrambi e li ha scaraventati nella fossa, dove sono stati ritrovati abbracciati.

Una tibia, un piede ancora infilato in una scarpa, frammenti di ossa affiorano sotto un sottile strato di terra smossa. In questo angolo bucolico della Republika Srpska, la fetta serba della Bosnia, si muove la squadra di specialisti dei massacri inviata dal Tribunale internazionale dell’Aja che indaga sui crimini di guerra nell’ex Jusgoslavia. Armati di mascherine, tute bianche e guanti scavano con attenzione e delicatezza per cercare di riesumare i corpi intatti e trovare le prove dell’eccidio, come i proiettili.

William Haughlan è il veterano americano responsabile della squadra. Sigaro toscano sempre all’angolo della bocca, si aggiusta l’inseparabile cappellaccio da Indiana Jones prima di spiegare che «la fossa è stata scavata con dei bulldozer. Ci aspettiamo di trovare un migliaio di corpi». Centocinquanta metri di carne decomposta: la prima tomba comune del massacro di Srebrenica, scoperta un anno dopo la strage, che nell’estate del 1995, in pochi giorni, aveva inghiottito ottomila musulmani. Il campo della morte è a ridosso dell’abbandonata fattoria Branjeno, vicino al minuscolo villaggio di Plica, a venticinque chilometri da Zvornik, sul confine con la Serbia. I quattro edifici deserti della fattoria sono presidiati da un reparto di Caschi Blu russi della forza di pace in Bosnia.

Nel luglio di un anno fa, dopo la caduta di Srebrenica, ultima enclave musulmana in territorio serbo, i soldati del generale Ratko Mladić hanno concentrato una parte dei prigionieri, in maggioranza civili, nella scuola di Karakai, sobborgo di Zvornik. Il 16 luglio 1995 centinaia di musulmani sono stati caricati con le mani legate dietro la schiena e gli occhi bendati su pullman e camion diretti verso il campo della morte. La fattoria in disuso era l’ultima fermata. I condannati hanno percorso ancora duecento metri di vita in mezzo al granturco. Poi, in fila davanti alla fossa, sono stati fucilati alla schiena a gruppi di dieci.



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