Harry Potter (4) E Il Calice Di Fuoco by J.K. Rowling

Harry Potter (4) E Il Calice Di Fuoco by J.K. Rowling

autore:J.K. Rowling [Rowling, J.K.]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-6256-171-7
editore: Salani
pubblicato: 2000-07-08T04:00:00+00:00


L’inizio di dicembre portò a Hogwarts vento e nevischio. Per quanto d’inverno il castello fosse sempre pieno di spifferi, Harry si rallegrava dei suoi fuochi e dei muri spessi tutte le volte che passava davanti alla nave di Durmstrang, che beccheggiava sul lago al vento forte, le vele nere gonfie contro il cielo oscuro. Probabilmente, rifletteva, anche la carrozza di Beauxbatons era piuttosto gelida. Hagrid si assicurava che i cavalli di Madame Maxime fossero sempre ben riforniti della loro bevanda preferita, whisky di malto; i vapori che si levavano dall’abbeveratoio nell’angolo del loro recinto bastavano a far girare la testa a tutta quanta la classe di Cura delle Creature Magiche. Cosa inutile se non dannosa, dal momento che si stavano ancora occupando degli orrendi Schiopodi e avevano bisogno di essere del tutto lucidi.

«Non so bene se vanno in letargo o no» disse Hagrid alla classe che rabbrividiva nell’orto delle zucche spazzato dal vento la lezione dopo. «Magari possiamo provare a vedere se ci va una dormitina… Mettiamoli in queste casse…»

Erano rimasti solo dieci Schiopodi; a quanto pareva, tra quelli non si era manifestata la tendenza ad ammazzarsi a vicenda. Al momento raggiungevano una lunghezza di due metri: la spessa corazza grigia, le potenti zampe brulicanti, i pungiglioni e le ventose contribuivano a rendere gli Schiopodi le creature più repellenti che Harry avesse mai visto. La classe guardò scoraggiata le enormi casse che Hagrid aveva portato fuori, tutte foderate di cuscini e soffici coperte.

«Poi li portiamo dentro» disse Hagrid, «e ci mettiamo sopra il coperchio, e stiamo a vedere cos’è che succede».

Ma gli Schiopodi, si dedusse, non andavano in letargo, e non apprezzarono il fatto di venire costretti prima a entrare, poi a essere rinchiusi in casse imbottite di cuscini. Ben presto Hagrid si trovò a strillare: «Niente paura, insomma, niente paura!» mentre gli Schiopodi zampettavano furiosi nell’orto delle zucche, costellato dai resti bruciacchiati delle casse. Gran parte dei ragazzi – Malfoy, Crabbe e Goyle per primi – si erano rifugiati nella capanna di Hagrid passando per la porta sul retro e vi si erano barricati; Harry, Ron e Hermione, invece, furono tra quelli che rimasero all’aperto a cercare di aiutare Hagrid. Insieme riuscirono a bloccare e legare nove Schiopodi, anche se a costo di numerosi tagli e scottature; alla fine ne rimase solo uno.

«Adesso non spaventatelo!» gridò Hagrid, mentre Ron e Harry usavano le bacchette per sparare getti di scintille ardenti contro lo Schiopodo, che avanzava minaccioso verso di loro, il pungiglione inarcato, vibrante, sopra la schiena. «Provate un po’ a farci scivolare la corda attorno al pungiglione, così non fa del male agli altri!»

«Sicuro, non sia mai!» urlò Ron arrabbiato mentre lui e Harry arretravano contro il muro della capanna di Hagrid, continuando a tenere a distanza lo Schiopodo con le scintille.

«Bene, bene, bene… questo si chiama divertirsi».

Rita Skeeter era appoggiata allo steccato che circondava il giardino di Hagrid, e guardava il caos lì dentro. Portava un pesante mantello rosso vivo con il collo di pelliccia viola, e la borsetta di coccodrillo a tracolla.



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