Heat Wave by Richard Castle

autore:Richard Castle [Castle, Richard]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi
pubblicato: 2012-03-22T12:15:15+00:00

«Heat?». «Sì?».

«Hai mica del ghiaccio in casa?».

Nikki si concesse un istante di pausa mentre lui si massaggiava la mascella dolorante. «Saliamo su e vediamo».

Nove

Il condominio di Nikki Heat non era il Guilford. Non solo per una questione di dimensioni, ma non aveva nemmeno il portiere. Rook avvolse le dita attorno alla maniglia d'ottone e tenne aperto il portoncino mentre lei entrava nel piccolo androne.

Le chiavi urtarono con un rumore secco contro il vetro della porta interna e, appena Nikki la aprì, fece un cenno con la mano alla volante ancora parcheggiata fuori in doppia fila. «Siamo entrati», disse. «Grazie».

I poliziotti lasciarono acceso il faro così che, grazie al suo riflesso, l'atrio fosse in penombra ma non del tutto buio. «Occhio alla sedia». Nikki la illuminò per un attimo con la torcia. «Stammi vicino». Una fila di cassette della posta, in metallo lucente, rifletterono la luce lateralmente. Piegò la torcia per allargare leggermente il raggio di luce e, benché non fosse così intenso, permise loro di vedere un po' meglio, rivelando il lungo ingresso stretto, che corrispondeva in piccolo alla pianta dell'edificio. L'unico ascensore era più avanti sulla sinistra e alla sua destra, separato da un tavolo su cui giacevano pacchi e giornali non ritirati, si apriva un corridoio che conduceva alle scale.

«Tieni questo». Gli passò la scatola e si diresse all'ascensore.

«A meno che non vada a vapore, non credo che funzioni», disse Rook.

«Credi?». Puntò la luce sul quadrante d'ottone stile déco che indicava a quale dei cinque piani era ferma la cabina. La freccia era puntata sull'1. Heat batté il manico della torcia sulla porta dell'ascensore e sentì il rimbombo di echi profondi e fragorosi.

Disse ad alta voce: «C'è qualcuno?», e appoggiò l'orecchio al metallo. «Niente», disse a Rook. Poi trascinò la sedia dell'atrio fin lì e ci salì sopra. «Per farla funzionare, bisogna armeggiare sopra, in cima». Stringendo la piccola torcia tra i denti per liberare le mani, le usò per aprire a forza le ante di pochi centimetri al centro. Inclinò la testa in avanti e inserì la luce nella fessura. Soddisfatta, lasciò le porte e scese dalla sedia, annunciando: «Fatto».

«Sempre una poliziotta», disse Rook.

«Mmm, non sempre».

Heat si rese conto del buio quando iniziarono a salire le scale, delimitate dal muro, e non erano raggiunte dal faro della polizia che si riversava nell'androne. Nikki faceva strada con la sua torcia, ma Rook la stupì con una fonte di luce tutta sua.

Arrivati al pianerottolo del secondo piano, la detective esclamò: «E quello che diavolo è?».

«Un'applicazione iPhone. Non male, eh?». Lo schermo del cellulare emanava una fiamma luminosa da un accendino Bic virtuale. «Ai concerti ormai fanno furore».

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