Heidegger e la gnosi by Lucrezia Fava;

Heidegger e la gnosi by Lucrezia Fava;

autore:Lucrezia Fava; [Fava;, Lucrezia]
La lingua: eng
Format: epub
editore: edigita
pubblicato: 2022-11-10T09:44:05+00:00


cioè dell’ignoranza.

All’azione dell’epìnoia gli arconti reagiscono in modo ancora più malvagio: avvolgono Adamo nelle qualità esiziali della carne, in una materia che causa in lui ignoranza, oblio, costrizione alle passioni, alla caducità, alla morte, e in generale, opposizione allo spirito luminoso, alla stessa scintilla che lo vivifica, che egli ha in sé come sua propria origine. Nell’ApGv la sostanza in cui gli arconti racchiudono Adamo viene infatti descritta così:

Lo (Adamo) portarono nell’ombra di morte per plasmarlo nuovamente, dalla terra, dall’acqua, dal fuoco e dal vento, cioè dalla materia, dall’ignoranza delle tenebre, dal desiderio e dal loro spirito di opposizione: questa è la grotta della nuova creazione del corpo, che i ladri diedero all’uomo, questa è la catena dell’oblio; egli diventò un uomo mortale, colui che per primo venne giù, la prima separazione,229

dalla quale discende l’umanità attuale. In generale il principio materiale è sempre – secondo gli gnostici – “a) degradazione ex abrupto del divino, b) principio positivamente malvagio e c) prigione dell’uomo spirituale”230.

La narrazione prosegue con Adamo nel paradiso terrestre, riprendendo e reinterpretando ancora il testo della Genesi (capp. 2-3): l’albero della vita è in realtà l’albero della morte; l’albero della conoscenza del bene e del male, da cui è vietato mangiare per ordine non di Dio ma di Yaldabaoth, è invece l’albero della epìnoia della luce; non è il serpente ma è la stessa luce presente in Adamo e apparsa a lui in sembianza di donna (di nome Zoe) a indurlo a disobbedire all’ordine del demiurgo; anche Cristo, nelle sembianze di un’aquila, spinge Adamo-Zoe a mangiare il frutto proibito, cioè, fuor di metafora, a riconoscere la propria nudità, il proprio bisogno di conoscenza.

Nel tentativo ulteriore di impossessarsi della luce adamitica, Yaldabaoth intorbidisce la percezione di Adamo, estrae una parte del suo corpo e crea con essa un corpo femminile simile all’immagine dell’epinoia di luce apparsa per salvare Adamo. Ma anche la nuova creatura, Eva, sfugge al controllo dell’arconte e aiuta Adamo a rianimarsi, giacché egli avverte nella donna al suo fianco la propria essenza luminosa e supera così il suo stato di torpore.

L’epìnoia della luce manifestò subito se stessa, tolse il velo che si trovava sopra il suo cuore: egli divenne nuovamente sobrio dell’ebrietà delle tenebre, riconobbe la sua immagine, e disse: “Questa, ora, è ossa delle mie ossa, e carne della mia carne. Perciò l’uomo lascia suo padre e sua madre, e si unisce a sua moglie, e questi due diventano una sola carne”231.

La donna è insieme moglie e compagna dell’uomo ma è anche madre dei viventi perché possiede la forma dell’epinoia di luce: appare pertanto sia come Eva sia come Zoe.

Lo scontro tra la luce e la tenebra sembra inesauribile: prosegue, si intensifica, si espande sempre di più a causa di alcuni eventi decisivi come l’unione sessuale, la nascita dell’umanità e la procreazione. La mossa successiva di Yaldabaoth, infatti, è violentare Eva-Zoe per prendere la luce presente nel suo corpo. Ma il piano dell’arconte fallisce di nuovo poiché i messaggeri di Barbelo estraggono Zoe dal corpo di Eva prima che la donna sia violentata.



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