I Borboni di Napoli by Acton Harold

I Borboni di Napoli by Acton Harold

autore:Acton, Harold
La lingua: ita
Format: epub
editore: Aldo Martello
pubblicato: 1961-08-15T00:00:00+00:00


Tra i vari attentati alla vita del Cardinale, il primo avvenne a Crotone, quando un sacerdote chiese di parlargli privatamente; il colloquio fu accordato, ma l’uomo si perse di coraggio, balbettò, si contraddisse e si comportò in modo così sospetto che venne arrestato.

Una lettera intercettata provò che egli aveva ricevuto dal governo repubblicano l’incarico di assassinare quel «mostruoso cardinale», che però gli perdonò. Un’altra volta, Ruffo sfuggì ad un attentato grazie ad un cavallo nero che montava invece del solito Arabo bianco. Un altro prete della sua avanguardia, che per caso montava un cavallo bianco, venne fatto segno a colpi di fucile, ma fu ucciso soltanto il cavallo.

Gli assalitori vennero presi: erano anch’essi emissari della Repubblica.

Molti dei suoi superstiziosi calabresi erano convinti che Ruffo fosse invulnerabile – inciarmato – o protetto da incantesimo. Sacchinelli fa risalire questa credenza al giorno in cui le pallottole fischiavano sopra la testa del Cardinale – ed era un bersaglio facile sul suo Arabo bianco – ed egli scherzando disse a quelli che gli stavano attorno:

«Allargatevi di più, perché a me le palle non colgono, e mi dispiacerebbe se qualcuno di voi venisse offeso». La campagna di Ruffo era stata considerata con scetticismo dai cortigiani di Palermo. Ma appena parve meno ardua, quelli che avevano canzonato diventarono ansiosi di dividerne gli allori. Il Cardinale, però, diffidava di questi volontari in ritardo, anche quando erano particolarmente raccomandati dalla Regina, ed avendo inoltre scoperto che vi era un notevole spionaggio tra Napoli e Palermo, si guardava bene dal rivelare i suoi movimenti o la forza del suo esercito. Era prudente perfino nei suoi comandi agli ufficiali; spesso cambiava improvvisamente rotta e deviava in direzione opposta. L’Esercito Cristiano della Santa Fede aveva molto in comune con la Ever Victorious Army (Armata sempre vittoriosa) di Chinese Gordon, «che era sempre sull’orlo dell’ammutinamento e che viveva di saccheggio». Lo stesso Cardinale Ruffo aveva in comune alcune qualità con l’eminente vittoriano. Anch’egli, come Lytton Strachey scrisse di Gordon, «per pura forza di carattere, riuscì ad avere una straordinaria influenza su questa incoerente massa di furfanti», e «raggiunse un prestigio quasi magico». Ma qui finisce il parallelo, perché il prelato-guerriero rappresentava le aspirazioni del suo popolo, rude, fiero, perfino barbaro, ma unito, perché non voleva né i Francesi né la Repubblica; esso riteneva il Re scelto dal volere Divino, come del resto la maggioranza della gente nelle altre province. I repubblicani furono sempre una minoranza. Mentre Ruffo riconquistava la Calabria, altri capi di guerriglieri riprendevano il resto del regno: Sciarpa nel Cilento, Pronio negli Abruzzi, Salomone ad Aquila, De Donatis a Teramo, Michele Pezza, meglio conosciuto come Fra Diavolo, ed i ben noti fratelli Mammone a Sora; soldati di fortuna che sfruttavano abilmente il sentimento realista. Quando si leggono le loro gesta pare di entrare in un mondo di favola. Più fantastico di tutti, forse perché dovuto al caso, fu il contributo di alcuni profughi còrsi. Quando venne proclamata la Repubblica Partenopea, sette di essi si trovarono a Barletta senza mezzi, e,



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