I cantaglorie by Gian Paolo Ormezzano

I cantaglorie by Gian Paolo Ormezzano

autore:Gian Paolo Ormezzano
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Gian Paolo Ormezzano, ciclismo, calcio, giornalismo sportivo, Gianni Brera, Fabio Fazio, Vite inattese
pubblicato: 2015-09-23T16:00:00+00:00


15. Sergio Zavoli Il morale della favola

Fino a qualche anno fa, diciamo ai suoi ottant’anni ben compiuti, quando ritrovavo Sergio Zavoli, classe 1923, giocavo con lui al gioco di far finta che si potesse rifare il suo Processo alla tappa, con il quale dal 1962 al 1970 lui aveva cambiato il ciclismo, dotandolo di personaggi assoluti, indipendenti dalle loro imprese e spesso ad esse superiori come impatto sulle genti. Personaggi appunto televisivi, su tutti il pedalatore abruzzese Vito Taccone, tenero e smargiasso insieme, eroe al Processo nei due anni in cui il Giro d’Italia fu quasi clandestinamente vinto dal silente piemontese Franco Balmamion, pedalatore pacato e regolare, nessun successo di tappa ma il chiaro dominio su quella classifica generale che per Taccone era un corpo estraneo alla corsa. La sua, di corsa, contemplava invece vittorie di tappa, annunciate, propiziate, declamate, benedette e glorificate da Zavoli, dalla trasmissione di Zavoli del quale spesso ero complice (partner in crime, dicono correttamente gli inglesi: e infatti recitavo senza neanche tropo sforzo la parte «sabauda» di corregionale di Balmamion, ergo nemico di Taccone).

Sergio è un grandissimo giornalista che ha fatto grandissima televisione dopo avere fatto grandissima radio. Scrive anche libri belli e profondi, poetici e filosofici insieme, gonfi di cose e persone, e ricchi di etica sana, di morale mai moralistica, morale di paesone come quella che pervade la sua Romagna. La sua matrice è sportiva, radiocronache di calcio su radio povere per i turisti di Rimini e dintorni. Le diramazioni spesso hanno voluto dire strade più importanti di quella presa agli inizi. I documentari storici e politici di Zavoli sono musei viventi del tempo a cui si riferiscono. Molto semplicemente io arrivo a dire che lo sport deve essergli grato per quanto di sé stesso Sergio ha voluto dedicare alle sue vicende, ai suoi attori: pronto, io, a subire i suoi affettuosi insulti perché – lo dice lui, ma non è vero – esagero.

Lo sport per lui significa il ciclismo, anche se l’ultimo Zavoli mi ha annichilito con la sua competenza calcistica. Il ciclismo radiofonico prima, televisivo poi, le tappe al Giro e al Tour nella calura, la «mausoleizzazione» di ogni edizione delle grandi corse con l’invenzione di personaggi da provvisori nella cronaca a semidefinitivi nella Storia. E la sua capacità lessicale straordinaria: Zavoli con un aggettivo fa virare tutto un discorso, lo tipicizza come soltanto suo. Due sole altre persone ho rintracciato, nel giornalismo, capaci di tanto. Loro due per iscritto, due donne, Oriana Fallaci e Lietta Tornabuoni.

Il mio primo Zavoli del ciclismo è radiocronista, con lui in auto i vari Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Nando Martellini che poi in televisione avrebbe urlato tre volte agli azzurri del calcio – Madrid 1982 – «campioni del mondo!»… Devo a Zavoli l’evocazione divertita e divertente di un immortale Adone Carapezzi, radiocronista e straordinario umorista, capace di rovinarsi con classe giocando sui cavalli (tipo Beppe Viola, suo omologo cavallaro nella stampa scritta ma anche grosso autore di cabaret), e però capace anche di sfogliare



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