I complici by Lirio Abbate & Peter Gomez

I complici by Lirio Abbate & Peter Gomez

autore:Lirio Abbate & Peter Gomez [Abbate, Lirio & Gomez, Peter]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-16T18:10:05+00:00


La soffiata

Manuzza finisce in carcere il 16 aprile 2002. Con due telefonate anonime alla stazione dell’Arma di Termini Imerese qualcuno, di fatto, lo consegna ai carabinieri. Nella seconda chiamata lo sconosciuto interlocutore propone esplicitamente ai militari un baratto: lasciar perdere il marsupio nel quale il capomafia conserva centinaia di pizzini scritti dallo zio Binu e in cambio ricevere nel giro di pochi giorni notizie utili alla cattura di un altro importante latitante.

Nino Giuffrè non ci mette molto per convincersi che dietro quell’insolita proposta c’è Provenzano.

Da qualche mese i rapporti tra lui e il capo dei capi si erano fatti freddissimi. Binu pensava che Giuffrè si stesse allargando troppo, che volesse fargli le scarpe. Ad Agrigento, nel 2001, quando gli uomini d’onore avevano dato il via alla campagna elettorale che avrebbe dovuto portare all’elezione del nuovo rappresentante provinciale di Cosa Nostra, all’improvviso era spuntato un giovane candidato, Maurizio Digati2, esperto nel maneggiare le pistole e nell’aggiustare le gare di appalto.

Digati aveva detto a tutti di essere appoggiato da Binu il ragioniere. Provenzano era fuori di sé dalla rabbia: Digati spendeva il suo nome senza averne il permesso. E, secondo il vecchio boss dei boss, lo faceva perché Giuffrè aveva tradito. Era stato lui, pensava Binu, a consentirglielo.

Scatenare una guerra di mafia però proprio non si poteva. Militarmente parlando il Padrino corleonese era troppo debole per arrivare allo scontro. Così aveva fatto buon viso a cattivo gioco e aveva pensato bene di tagliar fuori Giuffrè con una soffiata.

Quattro mesi dopo, alle 10,30 del mattino del 14 luglio 2002, mentre Manuzza inizia a collaborare, il resto dei problemi agrigentini di Provenzano vengono paradossalmente risolti dalla polizia. I localizzatori satellitari nascosti dagli investigatori delle squadre mobili di Agrigento e Palermo sulle auto di alcuni mafiosi della zona portano le forze dell’ordine fino a un casolare di campagna non molto distante da Santa Margherita di Belice. Gli agenti, quando fanno irruzione, trovano riunito una sorta di parlamentino. Seduti intorno a un tavolo ci sono i rappresentanti di tutti i mandamenti mafiosi della provincia: Agrigento, Burgio, Sciacca, Casteltermini, Favara, Raffadali, Canicattì, Cianciana e Ribera. In totale fanno quindici arresti, tanti quanti erano i quindici boss chiamati a ratificare la nomina di Digati a rappresentante provinciale, dopo che nell’incontro precedente non era stato trovato un accordo.

Due di loro sono politici. Uno, il capomafia di Burgio, è un ex consigliere comunale democristiano con incarichi di sottogoverno. L’altro, il mammasantissima di Favara, Giuseppe Nobile, è un membro del consiglio provinciale di Agrigento per conto di Forza Italia. Di professione fa il medico ed è proprietario di uno dei laboratori di analisi private più importanti della zona.

Difficile sostenere che dentro il partito di Berlusconi nessuno sapesse. Nel 2000 Nobile era già finito in manette. Era stato arrestato in seguito alle indagini sull’omicidio di un bambino di dodici anni, Stefano Pompeo, ucciso per errore durante uno scontro di clan. Soprannominato “Nasca”, genero di un vecchio capomafia di Favara assassinato nei primi anni Novanta, Nobile era stato indicato come uomo d’onore da



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