I Medici - Lorenzo Il Magnifico by Michele Gazo

I Medici - Lorenzo Il Magnifico by Michele Gazo

autore:Michele Gazo [Gazo, Michele]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852090462
editore: Mondadori
pubblicato: 2019-07-30T16:00:00+00:00


Parte terza

LE CITTÀ DELLA DISCORDIA

(1473-1478)

10

Il conto di Dio

1

La volta azzurra della sala del banchetto era affrescata con un’infinità di motivi geometrici. Stelle, soprattutto, ma anche animali, che rappresentavano forse costellazioni, alternate alle riproduzioni dello stemma dei Visconti che, come in un caleidoscopio meraviglioso, si irradiavano sul soffitto, sopra le tavolate imbandite a cui sedevano gli ospiti del matrimonio.

Mentre osservava quella meraviglia, Lorenzo giocherellava con le posate.

Sapeva che il Castello Visconteo di Pavia era sede di una corte raffinata e amante dell’arte, ma solo ora, come ospite di Galeazzo Sforza, aveva potuto godere della bellezza del loggiato del cortile, delle grandi bifore e degli affreschi che testimoniavano l’importante produzione artistica che si sviluppava nel maniero.

«Ero sicuro che questo castello vi avrebbe affascinato, messere» gli disse il duca Sforza, lasciando che un coppiere gli riempisse il calice di vino. «Siete sempre stato un uomo d’arte, più che di politica.»

Lorenzo rispose con un mezzo sorriso di cortesia.

«Il giorno in cui l’arte e la scienza diventeranno le uniche aspirazioni per gli uomini, il mondo avrà trovato il proprio governo ideale, e la politica potrà finalmente farsi da parte, con tutti i suoi intrighi e le sue problematiche.»

Galeazzo scambiò un’occhiata divertita con sua moglie, che sorrise.

«Ma purtroppo il mondo reale è molto distante dal mondo delle idee del vostro amico Platone, messer Lorenzo» ribatté, spezzando un tozzo di pane. «Ve lo dissi già quella volta, a Firenze, avvisandovi che il potere sarebbe stato una fiamma difficile da maneggiare senza scottarsi. E i fatti di Volterra dell’anno scorso lo hanno purtroppo dimostrato nuovamente a tutti noi…» Mise in bocca il pane.

Lorenzo si rabbuiò per un istante. Il ricordo di quei tragici giorni era ancora fin troppo vivo davanti ai suoi occhi.

«Ma occorre avere fede, messere» intervenne Bona Sforza. «Avete dei figli, quale migliore riprova della vita che continua?»

Lorenzo distese la fronte. Il pensiero dei suoi bambini riuscì a rasserenarlo.

«È a questo che dobbiamo pensare» convenne il duca. «Alle nostre famiglie. Alle nuove… unioni.»

Indicò con la forchetta la coppia di sposi, seduti al tavolo centrale del banchetto.

Lorenzo si soffermò con lo sguardo una volta ancora su quella sposa bambina: Caterina Sforza aveva appena dieci anni. Seduta alla destra del suo novello consorte, il trentenne Girolamo Riario, si atteggiava già a dama adulta, tanto nei modi quanto nei vezzi.

«Vostra figlia è ancora così giovane…» notò Lorenzo. «A volte pensando al futuro lo facciamo accadere troppo presto…»

«Caterina è illegittima» spiegò Galeazzo, asciutto. «Sposare il nipote del papa è più di quanto le spetterebbe.»

«Occorre asservire il cuore alla ragione, messere» aggiunse Bona Sforza, con gli occhi chini sul piatto in cui stava tagliando con notevole grazia una fetta di cervo, «per sopravvivere in questo mondo. E a volte saper usare la forza per imporre l’armonia.» Sollevò lo sguardo e lo rivolse a Lorenzo. «Non ho potuto fare a meno di notare come la vostra spada sia legata al fodero. Qualunque sia stato il vostro voto, vi suggerisco di romperlo.»

«Quel nastro mi ricorda ogni giorno come esista la strada del dialogo, prima di quella del contrasto.



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