I sogni di mio padre by Barack Obama

I sogni di mio padre by Barack Obama

autore:Barack Obama [Obama, Barack]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Historical, Political Science, Political Process, Leadership, Political Ideologies, Conservatism & Liberalism, Social Science, Black Studies (Global)
ISBN: 9788865590867
editore: BEAT
pubblicato: 2012-03-15T19:25:46.784000+00:00


CAPITOLO DODICI

Rafiq aveva fatto del suo meglio per abbellire il posto. Sopra l’entrata c’era una nuova insegna e la porta era stata lasciata aperta per far entrare la luce primaverile, i pavimenti erano stati puliti di recente e la disposizione dei mobili era cambiata. Rafiq indossava un abito nero, una cravatta di pelle nera e il suo kufu di pelle era tirato a lucido. Per diversi minuti armeggiò con un tavolo pieghevole sistemato a un lato della stanza, dando istruzioni a un paio dei suoi uomini su come disporre i biscotti e il punch, giocherellando nervosamente con la fotografia di Harold appesa alla parete.

«Ti sembra dritta?» mi chiese.

«Sì, Rafiq, è dritta.»

Il sindaco stava arrivando per tagliare il nastro del nuovo centro per l’impiego del MET che avrebbe aperto a Roseland. Era considerato un grosso colpo e per settimane Rafiq aveva chiesto insistentemente che le attività avessero inizio nel suo edificio. Non era il solo, del resto. L’assessore aveva detto che sarebbe stato felice di ospitare un briefing con il sindaco nel suo ufficio. Il senatore statale, un vecchio galoppino elettorale che aveva commesso l’errore di appoggiare uno dei candidati bianchi all’ultima elezione del sindaco, aveva promesso di aiutarci a reperire denaro per qualsiasi progetto volessimo se solo lo avessimo incluso nel programma. Persino il reverendo Smalls aveva chiamato, facendo intendere che avremmo fatto un favore a noi stessi lasciandogli presentare il suo «caro amico Harold.» Ogni volta che entravo nell’ufficio del DCP, la mia segretaria mi consegnava l’ultima serie di messaggi.

«Sei proprio diventato famoso, Barack», diceva prima che il telefono ricominciasse a squillare.

Adesso osservavo la folla che si era radunata nel magazzino di Rafiq, per lo più politici e portaborse, e tutti sbirciavano ogni minuto fuori dalla porta mentre i poliziotti in borghese parlavano ai walkie-talkie sorvegliando la situazione. Attraversando a fatica la stanza, trovai Will e Angela e li presi da parte.

«Pronti ragazzi?»

Annuirono.

«Ricordate», dissi, «cercate di strappare a Harold la promessa di venire alla nostra manifestazione in autunno. Fatelo mentre il suo assistente è nei paraggi. Raccontategli tutto il lavoro che stiamo facendo qui e perché…»

In quell’istante un mormorio percorse la folla, poi un improvviso silenzio. Un grande corteo di automobili si fermò, si aprì lo sportello di una limousine e dietro una schiera di poliziotti vidi lui, il vincitore. Indossava un abito blu a tinta unita e un trench sgualcito; i capelli grigi sembravano leggermente scompigliati ed era più basso di quanto mi aspettassi. Ma il suo portamento era impeccabile, il sorriso quello di un uomo all’apice delle sue possibilità. Subito la folla iniziò a scandire: «Ha-rold! Ha-rold!» e il sindaco fece una piccola piroetta, alzando la mano per ringraziare. Con Ms Alvarez e i poliziotti in borghese a fare strada, iniziò ad avanzare tra la folla. Passò davanti al senatore e all’assessore, davanti a me e a Rafiq, davanti alla mano tesa del reverendo Smalls. Finché alla fine si fermò proprio di fronte ad Angela.

«Ms Rider.» Le prese la mano e accennò un inchino. «È un piacere conoscerla.



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