I viaggi by Ibn Baṭṭūṭa

I viaggi by Ibn Baṭṭūṭa

autore:Ibn Baṭṭūṭa [Ibn, Battuta]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858423127
editore: Einaudi


L’emiro di Khwārizm

Il governatore di Khwārizm è il grande emiro Quṭlūdumūr, il cui nome [in turco] significa «ferro benedetto» – da qutlū «benedetto» e dumūr «ferro». Figlio della zia materna dell’illustre sultano Muḥammad Özbek, è il piú importante dei suoi emiri e in suo nome governa il Khorāsān. Suo figlio Hārūn Bek ha inoltre sposato la figlia del sultano e della già menzionata regina Ṭayṭughlī, e infine sua moglie, la khātūn Turābek, è conosciuta per la sua grande carità. Orbene, quando il qāḍī venne da me [con i notabili], mi disse: «L’emiro ha saputo del tuo arrivo ma non può muoversi perché non si è ancora ripreso da una malattia». Allora montai a cavallo e andai io da lui insieme al qāḍī. Giunti a palazzo entrammo prima in un grande mashwar che comprendeva diversi locali [separati da pareti] per lo piú in legno e poi in un un altro piú piccolo, ov’era un padiglione anch’esso in legno con le pareti decorate da drappi variopinti e il soffitto ricoperto in seta ricamata d’oro. L’emiro, assiso su di un serico tappeto, aveva i piedi coperti perché era affetto dalla gotta, una malattia molto diffusa fra i turchi. Quando gli ebbi presentato i miei omaggi mi fece sedere al proprio fianco, e una volta sedutisi anche il qāḍī e i giuristi mi chiese del suo sultano, il re Muḥammad Özbek, della khātūn Bayalūn, del di lei padre e di Costantinopoli. Io risposi alle domande e a quel punto portarono i tavoli con varie imbandigioni: polli arrosto, gru, piccioncini, un tipo di pane impastato con il burro – detto [in persiano] kulīche8, focaccine e dolci. Su altri tavoli, quindi, fu servita la frutta: chicchi di melagrana in recipienti d’oro e d’argento con cucchiai d’oro o in vasi di vetro d’Iraq con cucchiai di legno9, e poi ancora uva e fantastici meloni.

Secondo gli usi dell’emiro, ogni giorno il qāḍī si reca nel suo mashwar e si siede al posto che gli è riservato insieme ai giuristi e agli scribi, mentre di fronte si sistemano un grande emiro con otto suoi pari e certi shaykh turchi detti yārgījī [giudici]. La gente espone le proprie questioni e a questo punto le cause che dipendono dalla sharī‘a vengono esaminate dal qāḍī10, mentre le altre sono di competenza degli emiri – che essendo uomini assolutamente imparziali e incorruttibili, emettono giudizi equi e corretti

Tornati in seguito alla màdrasa, l’emiro ci fece mandare riso, farina, pecore, burro cotto, spezie e carichi di legna da ardere: da quelle parti, infatti, cosí come in India, nel Khorāsān e in Persia, non conoscono il carbone – mentre in Cina bruciano delle pietre che prendono fuoco come quello11, e una volta ridotte in cenere le impastano con l’acqua, poi le fanno seccare al sole e le riutilizzano come combustibile in cucina, finché si consumano del tutto.



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