I Visconti by Daniela Pizzagalli

I Visconti by Daniela Pizzagalli

autore:Daniela Pizzagalli [Pizzagalli, Daniela]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


IX

Galeazzo al potere

1322-1327

La crociata contro i Visconti era rimasta affidata a Raimondo di Cardona, che alla fine di giugno del 1322 lasciò Valenza e assediò Bassignana, ai confini della Lomellina, allo scopo di aprirsi una via verso Pavia e Milano. Mossero contro di lui Marco Visconti e Gerardo Spinola, cognato di Luchino, che il 6 luglio riportarono una smagliante vittoria: lustrato così l’onore dei Visconti, Galeazzo ricevette ufficialmente dal Consiglio milanese il titolo di capitano e signore.

Ad agosto giunsero a Milano i commissari imperiali, davanti ai quali Galeazzo riconobbe Federico d’Asburgo come re dei romani. I commissari, incaricati di mantenere cordiali rapporti con la Chiesa, visitarono anche il cardinale del Poggetto a Valenza, proponendosi come mediatori di pace. Arrivavano al momento propizio, perché il Cardona era stato costretto a rinchiudersi nel borgo di Bassignana assediato da Marco Visconti e il legato fu lieto di aderire alla proposta di una tregua d’armi fino al primo ottobre.

Galeazzo avrebbe voluto approfittare della tregua per rinsaldare il governo a Milano, ma la sua popolarità s’infranse alla notizia dell’ignominiosa perdita di Piacenza. Versuzio Landi, rientrato nascostamente in città, l’aveva offerta al cardinale del Poggetto che, ben contento di ottenere quell’allettante preda senza alcuno sforzo, mandò delle truppe a occuparla. Beatrice d’Este, moglie oltraggiata ma fiera e dignitosa nel suo ruolo di reggente, sfoderò nel pericolo coraggio, prontezza e contegno. Presa alla sprovvista dall’arrivo degli armati, organizzò in un batter d’occhio la fuga di suo figlio, il ventenne Azzone. Quando gli sgherri entrarono nel palazzo, lei si fece loro incontro con un sacchetto di monete d’oro in mano e, come in preda al panico, cominciò ad agitarlo rovesciando i denari a terra. Mentre i soldati si attardavano a raccoglierli Azzone, approfittando della confusione, sgattaiolò da qualche passaggio facendo perdere le sue tracce. La contessa poi, con grande dignità, si fece scortare fino al territorio milanese.

Come aveva temuto Matteo, la posizione di Galeazzo a Milano si fece subito precaria. La sua stessa famiglia non lo sosteneva: a incitare il popolo a ribellarsi non erano più soltanto i dodici nobili in trattative col legato, ma anche Lodrisio Visconti, che raccoglieva adepti contro il cugino. «Chi è mai Galeazzo, perché dobbiamo servirlo?» andava dicendo.

Ai primi di novembre, quando anche i giorni dei Santi e dei Morti erano trascorsi senza riti, la popolazione era in aperto tumulto. Gli oppositori di Galeazzo avevano preso a stipendio i mercenari tedeschi che lui tardava a pagare e fomentavano i disordini, incitando i cittadini ad assalire il palazzo visconteo gridando: «Pace! Pace! Viva la Chiesa!». Per andare incontro alle richieste del legato i dodici nobili dissidenti arrivarono a liberare dalle prigioni i nemici di sempre: i Torriani, il Fissiraga e Guido di Langosco, mentre suo padre Filippone era morto in carcere. Si scatenò in città una vera battaglia. Galeazzo ebbe la peggio e si decise a fuggire: l’8 novembre era a Lodi.

I guelfi esultanti mandarono messaggeri ad Avignone e il papa il 20 novembre autorizzò il legato a togliere l’interdetto a Milano. I dodici



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