Idea by Erwin Panofsky

Idea by Erwin Panofsky

autore:Erwin Panofsky [Panofsky, Erwin]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2021-04-20T22:00:00+00:00


CAPITOLO II

1 Agostino, Confessiones, X, 34 (ed. Knoll, p. 227): «Quam innu merabilia variis artibus et opificiis in vestibus, calciamentis, vasis et cuiuscemodi fabricationibus, picturis etiam diversisque figmentis atque his usum necessarium atque moderatum et piam significationem longe transgredientibus addiderunt homines ad inlecebras oculorum, foras sequentes quod faciunt, intus relinquentes a quo facti sunt et exterminantes quod facti sunt, at ego, deus meus et decus meum, etiam hinc tibi dico hymnum et sacrifico laudem sacrificatori meo, quoniam pulchra traiecta per animas in manus artificiosas ab illa pulchritudine veniunt, quae supra animas est, cui suspirat anima mea die ac nocte, sed pulchritudinum exteriorum operatores et sectatores inde trahunt adprobandi modum, non autem inde trahunt utendi modum».

2 Sull’estetica patristica (non potemmo disgraziatamente consultare l’opera di Aug. Berthaud, Sancii Augustini doctrìna de pulchro ingenuisque artibus..., Poitiers, 1891) e sui suoi sviluppi nell’alto medioevo, vedi, ad es., M. de Wulf, in «Revue néoscolastique», n, m, 1895-96, passim, ed ivi, XVI, 1909, p. 237 e sgg.: vedi inoltre K. Eschweiler, Die àsth. Elemente in d. Religionsphil. d. HI. Augustin, Diss., München, 1909, ed anche IVI osservazioni su Origene, Gregorio di Nissa, ecc. La Bellezza (giacché non esiste nella filosofia medioevale il problema dell’arte come problema per sé stante, e gli scritti a noi noti si può dire che non lo trattano) si contraddistingue sempre, corrispondentemente al concetto plotiniano dello «sfavillio dell’Idea attraverso la materia», per un suo tutto proprio splendore, il quale, specie nella Metafisica della luce di Dionigi l’Areopagita, viene considerato come un’emanazione immediata della Divinità. Per altri, ligi al concetto della συμμετρία qual era inteso nell’antichità classica, la bellezza risulta dalla proporzionalità delle varie parti e dalla piacevolezza dei colori. «Ipsum vero superessentiale pulchrum pulchritudo quidem dicitur propter illam, quam rebus prò suo cuiusque modo pulchritudinem tradit. Atque ut omnium concinnitatis nitorìsque causa (εὐαρμοσίας χαὶ ἀγλαῖας) luminis videtur instar, cunctis coruscans, fontani radii sui derivationes omnia passim pulchra reddentes et tamquam ad se omnia vocans, unde “a vocando” (χαλεῖν) pulchritudo Graece “callos” cognominatur» (Dion. Areopag., De divin. nom., IV, 7 cit. da Marsilio Ficino, Opera, Basilea 1676, n, p. 1060). Né vi è reale contraddizione fra queste due interpretazioni, giacché la εὐαρμοσία è la forma esteriormente apparente della Bellezza originata metafisicamente, e Plotino stesso in tanto la ritiene necessaria in quanto la cosa bella sia formata di parti: onde non dobbiamo stupirci se anche Agostino, che nel passo qui sopra citato a nota 1, definisce la bellezza come emanazione divina, altrove invece (De Civ. Dei, XXII, 19) la definisce in modo ciceroniano, e quindi anti-plotiniano: «Omnis corpons pulchritudo est partium congruentia cum quadam coloris suavitate»: trattandosi qui solo di bellezza corporea al fondamento metafisico subentra il contrassegno fenomenico, e la conciliazione fra le due correnti di pensiero ci può venir data dalla famosa categoria del Numerus ( = Rhythmus) giacché il concetto del numero se da un lato rappresenta per Agostino un principio intuitivo del movimento e delle belle forme, rappresenta d’altro lato «una universale determinazione metafisica dell’essere» (Eschweiler, op. cit., p. 12).



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