Il Cane, il Lupo e Dio by Folco Terzani

Il Cane, il Lupo e Dio by Folco Terzani

autore:Folco Terzani [Terzani, Folco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 12345
editore: Longanesi
pubblicato: 2017-10-09T16:00:00+00:00


Ogni lupo cantava per conto suo, come un re, rivolto all’infinito spazio, e anche nel Cane sorse un’insopprimibile voglia di formare quelle stesse vibrazioni. Ma nella sua gola le note si strozzarono in un brutto verso, come quello d’un rospo.

Come se quel Canto di devozione, che proveniva da uno stato d’animo universale, avesse dissolto ogni paura, da ogni lato del pascolo cominciò a spuntare una moltitudine di animali. Volpi, tassi, scoiattoli, una famiglia di cinghiali con la scrofa che vigilava imponente sui suoi piccoli. Sul limitare del bosco comparvero persino le sagome dei daini, di solito così cauti e sfuggenti, venuti anche loro ad ascoltare.

«Benvenuti al Banchetto del Cielo!» proclamò Muni.

Dall’alto atterrò la banda dei corvi che, gracchiando felicemente, saltellarono verso la festa. Arrivarono anche tre falchi e una nuvoletta di mosche. Dai buchi nascosti nella terra emersero talpe e topini, scarafaggi con corazze iridescenti, pallidi vermi ed eserciti di formiche rosse e nere. Finalmente, un’aquila reale si posò con un gran sbattere d’ali sulla carcassa più grande.

Il Cane guardò la scena con occhi sgranati, finché si ricordò che agli animali selvatici non piace essere fissati così. Cercò allora di distogliere lo sguardo, ma continuò a osservarli con la coda dell’occhio. Perché, per quanto grande fosse il piacere di stare con i lupi, ancora maggiore era la soddisfazione di condividere un momento così con tante specie diverse.

Grandi e piccini, amici e nemici si buttarono sul cibo e mangiarono l’uno accanto all’altro perché ce n’era per tutti. Ognuno si scelse il suo pezzetto preferito, chi una coscia, chi il fegato, chi un pezzo d’orecchio. Ai corvi piaceva iniziare con gli occhi e la lingua, ai vermi con le interiora. I lupi, che avevano preparato la festa, aspettarono che gli altri si fossero accomodati e mangiarono per ultimi.

«E adesso ripartiamo», disse Muni non appena ebbero finito.

Grati a quegli esseri conosciuti e temuti per fama, ma quasi mai visti o sentiti, gli ospiti fecero loro un piccolo inchino.

Il Cane, intanto, si guardava intorno, perplesso nel vedere quanta bontà era avanzata. «Qui c’è ancora da mangiare per giorni! Non vogliamo finirlo?»

Ma Muni si stava già allontanando. «Lasciamolo agli altri, anche loro non hanno un lavoro», disse con un lieve sorriso. «Quanto a noi, è meglio non restare in nessun luogo per più di tre o quattro notti. Una situazione troppo comoda finisce per tenerti legato. Siamo pellegrini, noi, diretti alla Montagna della Luna. Quello di cui abbiamo bisogno lungo la Via, lo troveremo lungo la Via. Basta continuare a correre. »



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