Il caso Ellen West by Ludwig Binswanger

Il caso Ellen West by Ludwig Binswanger

autore:Ludwig Binswanger [Binswanger, Ludwig]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2011-09-14T22:00:00+00:00


La morte

Di fronte al fatto che la figura antropologica a cui abbiamo dato il nome di Ellen West «pone fine» alla propria esistenza, l’antropoanalisi ha il dovere di sospendere qualunque giudizio formulato da particolari angoli visuali o in base a particolari concezioni, qualunque giudizio, quindi, di tipo etico o religioso, oppure di tipo esplicativo medico-psichiatrico o psicoanalitico, o di tipo comprensivo, come il comprendere in base a motivi, proprio della psicologia. Né qui, d’altronde, è pertinente il punto di vista, tipico della «concezione aristocratica della vita», del «sano intelletto umano», che guarda con compassione o con orrore a tutti quelli «a cui accade di morire» e soprattutto a quelli che si danno volontariamente la morte. Noi non dobbiamo né approvare né disapprovare il suicidio di Ellen West, né trivializzarlo con spiegazioni di tipo medico o psicoanalitico, né drammatizzarlo giudicandolo alla luce di principi etici o religiosi. A una figura antropologica come quella di Ellen West ben si addice la sentenza di Jeremias Gotthelf: «Rifletti a quanto buia divenga la vita quando un misero mortale vuol essere il sole di se stesso», o l’affermazione di Kierkegaard: «Per quanto in basso un uomo possa esser sprofondato, può sprofondare ancora più in basso, e questo “può” è l’oggetto dell’angoscia», ma questo oscurarsi e questo sprofondare non possono essere intesi dall’antropoanalisi in senso religioso o etico, dovendo esser visti e descritti, come sono stati visti e descritti nel caso che stiamo analizzando, sul piano antropologico, ossia alla luce dell’essere-nel-mondo-oltre-il-mondo. Ma questo non è possibile da una prospettiva qualsiasi, per quanto vicina sia al nostro cuore e per quanto familiare al nostro intelletto e per quanto conforme alla ragione; infatti, per rifarci a Paul Valéry: «Toutes les fois que nous accusons et que nous jugeons, le fond n’est pas atteint». Il fondo - che per ogni sguardo umano resta un mistero - non viene in verità mai raggiunto, ma certo figurato o immaginato, quando «l’uomo» esce dalla prospettiva del giudizio e della condanna (e anche dell’assoluzione), dunque dal modo di essere della pluralità, e si unifica con esso al di qua di ogni scissione tra soggetto e oggetto. Ma questo è possibile soltanto nell’assenza di presupposti propria del modo duale, nell’unirsi dell’io e del Tu nel Noi (duale), il che peraltro significa: nell’unione dell’umana presenza con il suo fondo in quanto nostro fondo e nella formazione antropologica che da tale unione scaturisce.

In questa unione ci troviamo altresì al di qua di quel contrasto che domina il rapporto con noi stessi, il rapporto della società con il singolo e del singolo con la società e, non da ultimo, anche «il giudizio della storia», ossia del contrasto tra libertà e necessità, tra colpa e destino (sorte) o, nella riduzione psicologica, tra attività e passività, tra agire e patire; Tesserci [Dasein] abbraccia infatti nel suo fondo, in quanto nostro fondo, entrambi gli elementi in contrasto. Come agli occhi dell’amore «tutto è possibile», così agli occhi dell’amore «tutto» è anche «necessario». In altre parole, l’amore non sa dare risposta



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