Il caso Pantani: Doveva morire by Luca Steffenoni

Il caso Pantani: Doveva morire by Luca Steffenoni

autore:Luca Steffenoni [Steffenoni, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Criminology
ISBN: 9788861909793
Google: rQEmDwAAQBAJ
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2017-06-20T22:00:00+00:00


Solitudine

«Mi hanno lasciato solo» dichiara alla fine dell’ultima intervista dell’anno. Solo a difendersi, solo a cercare di dare un volto al nemico. Perché un nemico deve pur esserci. È diventata un’ossessione quella caccia. Ci deve essere un senso, ci deve essere un burattinaio che tira le fila di quel linciaggio continuo.

Marco passeggia nervosamente sull’arenile di quel mare grigio come i suoi pensieri, interprete di un film sul quale corrono i titoli di coda. Tira calci alla sabbia, quasi quei cumuli levigati dal vento rappresentassero chi, da più di un anno, vuole la sua testa.

L’hanno lasciato solo. Perfino Christina inizia a dare segni di insofferenza, vorrebbe che la smettesse con la bicicletta. Forse ha ragione lei. Mancano pochi giorni al suo trentunesimo compleanno, un’età importante per un ciclista. Il meglio è alle spalle, cosa potrebbe fare ancora? Qualche piazzamento, qualche vittoria di tappa, ammesso che al Tour lo invitino ancora, dopo una campagna stampa che mira alla distruzione sistematica del «mito» Pantani. Al Giro non varrebbe nemmeno la pena di andare, i giochi sono fatti, troverebbero un sistema per farlo fuori. Ritirarsi, come Alberto Tomba, che a trentun anni ha detto basta con lo sci, col freddo, con la fatica e con lo stress.

Ancora una volta è solo davanti a un bivio. Le gambe andrebbero ancora, ma la mente? Quanto può durare prima che esploda la rabbia che cova da quel 5 giugno 1999?

Dovrebbe mollare? Quanti ne ha conosciuti di ciclisti che si sono arresi, di quelli che «se non fosse stato per l’incidente» sarebbero stati campioni e ora spingono i pedalò sul bagnasciuga. Fenomeni da baraccone.

Marco cammina nervoso, il cappellino calato sugli occhi per non farsi riconoscere e per trattenere quei pensieri che sanno di morte.

Da una discoteca escono dei giovani, la bella gioventù della Riviera, muscoli scolpiti dalle pastiglie e tatuaggi cotti dal sole. In via Cristoforo Colombo gli attacchini stanno scrostando un vecchio manifesto pubblicitario della Citroën, si intravede il suo faccione sorridente, con la bandana d’ordinanza, l’orecchino al lobo sinistro e una grande scritta: «Catalizzatevi!».

«Mi sento ancora forte fisicamente e mentalmente, quindi vado avanti» dice al consueto giornalista affamato di progetti per il nuovo anno. Pantani incarica un’agenzia investigativa di portargli elementi probatori di quello che ritiene un preciso disegno organizzato per colpirlo e prosegue per la sua strada irta di ostacoli.

Come racconterà mamma Tonina, pur di avere qualche indizio spenderà cifre enormi, denaro che si somma a quello necessario a un’adeguata difesa processuale.

Un’ossessione, la sua, ma, nonostante gli sforzi, comprendere i contorni del complotto di cui è convinto di essere vittima non è per nulla facile.

Marco è un uomo di sport, vissuto in un mondo ristretto e per certi versi ovattato, un ambiente che puzza di sudore e olio di canfora. Nella sua affannata ricerca fatica a uscire dall’ambiente del ciclismo, dalle piccole ripicche e dagli sgambetti che arrivano dai pedalatori di professione. Coi suoi sospetti si spinge fino a Torino, pensa ai risarcimenti, alle redazioni dei giornali, ma gli è difficile immaginare scenari più complessi.



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