Il Commissario Montalbano - Le prime indagini by Andrea Camilleri

Il Commissario Montalbano - Le prime indagini by Andrea Camilleri

autore:Andrea Camilleri [Camilleri, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio
pubblicato: 2019-09-18T00:00:00+00:00


Diciotto

Passata una simanata, al posto delle visite, degli abbracci, delle telefonate, delle congratulazioni, subentrarono la solitudine e la noia. Aveva convinto Livia a tornarsene dalla sua cugina milanese, non c'era motivo che sprecasse le sue ferie, del progettato viaggio al Cairo non era per il momento il caso di parlarne. Rimasero d'accordo che Livia sarebbe tornata giù appena il commissario nisciva dallo spitàli, solo allora avrebbe stabilito come e dove trascorrere le due settimane di ferie che ancora le restavano.

Magari la rumorata attorno a Montalbano e ai fatti che gli erano successi, picca a picca divenne come un'eco, poi scomparse del tutto. Quotidianamente però Augello o Fazio venivano a tenergli compagnia, si trattenevano poco, il tempo di contargli le novità, lo stato di alcune indagini.

Ogni matina, raprendo gli occhi, Montalbano si faceva proposito di ragionare, di speculare sul fatto dei morti del crasticeddru, si domandava quando gli sarebbe capitata di nuovo la possibilità di starsene in santo silenzio, senza disturbo d'alcun genere, così da poter svolgere un ragionamento filato dal quale ricevere una luce, una sollecitazione. Bisogna che approfitti di questa situazione, si diceva, e partiva a ripassarsi la vicenna con la stessa foga di un cavallo al galoppo, dopo tanticchia si trovava a camminare al piccolo trotto, poi al passo e quindi una specie di torpore adascio adascio s'impadroniva di lui, corpo e ciriveddro.

«Dev'essere la convalescenza» si diceva.

S'assittava sulla poltrona, pigliava un giornale o una rivista, a metà di un articolo un pochino più lungo degli altri si stuffava, gli occhi principiavano a fargli pàmpini pàmpini, scivolava in un sonno sudaticcio.

«Il prigattere Fassio mà dito chi ogghi vossia sini torna a la casa. Ci pighlio parti e cunsolazione. Il prigattere mà dito chi lo deve tiniri leggio. Adellina». Il biglietto della cammarera stava sul tavolo di cucina e Montalbano s'affrettò a controllare cosa la criata intendesse per tenerlo leggero: c'era due freschissimi merluzzi da condire con olio e limone. Staccò la spina del telefono, voleva riabituarsi alla casa con calma. C'era molta posta, ma non aprì manco una lettera o taliò una cartolina. Mangiò, si coricò.

Prima d'addrummiscìrisi si pose una domanda: se i medici l'avevano rassicurato sul recupero di tutte le forze, perché si sentiva aggroppare la gola dalla malinconia?

Per i primi dieci minuti guidò con preoccupazione, più attento alle reazioni del suo fianco che non alla strata. Poi, visto che sopportava bene gli scossoni, accelerò, traversò Vigàta, pigliò la via per Montelusa, al bivio di Montaperto girò a mancina, percorse qualche chilometro, imboccò un viottolo sterrato, arrivò a un piccolo spiazzo sul quale sorgeva una casa rustica. Scese dalla macchina. Marianna, la sorella di Gegè che era stata sua maestra di scuola, stava assittata su una seggia di paglia allato alla porta e aggiustava un canistro. Appena vide il commissario, gli andò incontro.

«Salvù, io lo sapiva che saresti venuto a trovarmi».

«Vossia è la prima visita che faccio dopo lo spitàli» disse Montalbano abbracciandola.

Mariannina principiò a chiàngiri adasciu, senza lamenti, solo lacrime, e a Montalbano s'inumidirono gli occhi.

«Pigliati una seggia» disse Mariannina.



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