Il contrario dell'oblio by Linda Kinstler

Il contrario dell'oblio by Linda Kinstler

autore:Linda Kinstler [Kinstler, Linda]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-09-18T12:00:00+00:00


Zirnis raccontò a un conoscente tedesco il contenuto delle lettere, e costui avvisò prontamente la polizia. Nella Germania Ovest era illegale venire a sapere di un crimine e tenerlo nascosto; l’amico cercava solo di essere un bravo cittadino. Zirnis fu convocato per essere interrogato. Divulgò le lettere ma nascose la fonte.

Le affermazioni sull’assassinio di Arājs costrinsero la polizia ad aprire un’indagine. Negli anni Sessanta, gli investigatori tedeschi sguinzagliati dall’Ufficio centrale avevano identificato tre grandi complessi di crimini riguardanti l’Olocausto in Lettonia. Il primo e piú importante era il «Riga-Komplex», i cui imputati erano processati ad Amburgo; il secondo riuniva i crimini commessi a Liepāja, Ventspils e Jelgava, ed era affidato al tribunale di Hannover; il terzo, il «Dünaburg-Komplex» (o «Daugavpils-Komplex»), era esaminato dal tribunale di Dortmund. Le indagini sul presunto assassinio di Viktors Arājs furono assegnate al tribunale di Amburgo, che aveva la giurisdizione sui suoi crimini in quanto «complice di Hitler, Himmler e Jeckeln», spiega Plavnieks. «Secondo il codice penale della Germania Ovest, dato che i crimini erano stati ordinati dalla Germania, la Germania era da considerarsi anche scena del crimine, dunque potevano essere perseguiti in quel Paese».

Per prima cosa la polizia cercò negli obitori, dove non trovò il corpo che cercava. L’incarico di dirigere le indagini fu assegnato a un procuratore quarantenne di Amburgo che si chiamava Lothar Klemm. Costui disseppellí vecchie deposizioni che risalivano alle indagini britanniche sui crimini di Arājs e cominciò a esaminarle nella speranza di trovare qualche indizio.

In una di queste, Klemm s’imbatté nella seguente frase: «È stato detto che dopo la guerra Arājs potrebbe aver vissuto a Francoforte usando il cognome da nubile della moglie». In calce al foglio, l’investigatore che aveva raccolto la deposizione aveva lasciato un appunto spiegando che questa informazione non risultava nei registri dell’anagrafe federale. «Mi sono astenuto dal condurre ulteriori indagini sul soggetto», aggiungeva. Vicino a questa osservazione il procuratore mise un punto esclamativo rosso.

Klemm non impiegò molto a trovarlo. Arājs aveva passato gli ultimi vent’anni conducendo una vita tranquilla in un piccolo appartamento all’ultimo piano di una casa di Francoforte; si faceva chiamare con il cognome della moglie e lavorava in una tipografia. Era munito di documenti falsi e di un permesso di viaggio emessi dalla legazione lettone di Londra. Aveva stretto legami con la comunità lettone della Germania Ovest, avendo cura di evitare chi avrebbe potuto riconoscerlo. Sua moglie aveva smesso di parlargli molti anni prima, e lui si era trovato un’amante tedesca, «la sventurata e anonima signorina Irmtraud Oedgingen, dieci anni piú giovane di lui», scrive Plavnieks. «Sventurata per aver avuto la cosmica sfortuna di innamorarsi di un responsabile dell’Olocausto; anonima perché, per quanto risulta all’autore, non è nota alcuna sua esternazione, e questo la rende invisibile alla storia».

Il 10 luglio 1975 Viktors Arājs, il cervello del commando criminale, venne bloccato e catturato. Lo portarono in prigione, dove gli venne letto il mandato d’arresto. Era accusato di aver preso parte a «sommosse contro la popolazione ebraica durante le quali almeno 400 ebrei furono trucidati, torturati



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