Il faraone d'Olanda by Kader Abdolah

Il faraone d'Olanda by Kader Abdolah

autore:Kader Abdolah [Abdolah, Kader]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Fiction, Narrativa
ISBN: 9788870916553
Google: 7A9gzwEACAAJ
editore: Iperborea
pubblicato: 2022-03-15T07:40:27+00:00


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* Tipiche frittelle olandesi. (N.d.T.)

La pendola antica del soggiorno batté le dodici, ma Zayed non rincasò. La sera alle sei non era ancora tornato.

Nel frattempo Merie aveva chiamato Abdolkarim un paio di volte, Marcel aveva fatto il giro della città in macchina, ma suo suocero non si trovava da nessuna parte. Non riteneva ancora necessario chiamare la polizia. Non era la prima volta che Zayed rientrava tardi. Se si era perso, qualcuno avrebbe sicuramente telefonato per avvisarli.

«Forse si è accorto che abbiamo guardato nel sarcofago e si è sentito ferito.»

«Non essere tragica. L’abbiamo fatto per lui, per proteggerlo. Se non lo fai tu, chi deve farlo?»

Arrivarono le otto, ma di Zayed neanche l’ombra.

Quando Abdolkarim chiamò per avere notizie, Merie scoppiò in lacrime.

«Non piangere», disse Abdolkarim, «conosco il mio vecchio amico, sono sicuro che tornerà.»

Merie non riuscì a tacere. Gli raccontò che lei e Marcel erano scesi in cantina e avevano aperto il sarcofago.

«Non avreste dovuto. Ovvio che si senta ferito», rispose Abdolkarim con un’amarezza che Merie non si aspettava. «A questo punto sono preoccupato, non credo che tuo padre tornerà a casa di sua spontanea volontà.»

«Mi dispiace, non volevo ferire nessuno. Che cosa faccio adesso? Devo chiamare la polizia?»

«No, no», rispose deciso Abdolkarim. «Chiedo a Jamal di fare in bici il sentiero da Zoetermeer all’Aia. Chissà, magari Zayed è lì da qualche parte.»

Jamal prese la bicicletta del padre e percorse tutto il sentiero, ma non trovò Zayed.

Marcel perlustrò in bici entrambe le rive del Vliet, ma neanche lì c’era traccia del vecchio professore.

La pendola batté le dieci. Merie aveva messo a letto i bambini nella camera degli ospiti. Era alla finestra del soggiorno e guardava fuori. La pioggia picchiettava leggera contro il vetro. Il tono di Abdolkarim l’aveva profondamente colpita, addirittura spaventata. Temeva che dietro la storia della cripta egizia ci fosse più di quanto pensava. Quando Marcel tornò gli aprì la porta.

«Comincia a piovere», disse lui, «a questo punto dobbiamo chiamare la polizia.»

«Aspettiamo ancora un po’», decise Merie, «non credo sia saggio coinvolgere la polizia in questa situazione.»

Merie era seduta sul divano con il cellulare in mano. Con sguardo vigile scrutava la notte, attenta a cogliere il più piccolo movimento. Erano le dieci e mezzo quando il suo telefono squillò.

Rispose subito: «Sono Merie Raven.»

«Sono la signora Gorter.»

«Salve, signora, buonasera», disse Merie con voce tremante.

«Buonasera a lei», rispose la donna. «Abbiamo già avuto occasione di sentirci qualche tempo fa, ma adesso ascolti: ho trovato Herman seduto davanti alla porta di casa mia. È molto confuso. L’ho fatto entrare. Può venire a prenderlo?»

Merie percorse in auto la strada lungo il Vliet, la pioggia sferzava il parabrezza. Tutto taceva: non c’era una barca, una nave, qualcuno che a quell’ora fosse ancora in giro con il cane. Guidava piano. Adesso che era più sollevata, voleva riflettere in silenzio. Doveva lasciar andare il padre e trovare per lui una sistemazione in una casa di riposo.

Da quella sera in poi niente sarebbe stato più come prima. Neanche il Vliet era più il fiume che scorreva accanto alla loro vecchia casa.



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