Il pallone lo porto io by Luciano Moggi

Il pallone lo porto io by Luciano Moggi

autore:Luciano Moggi [Moggi, Luciano]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852050589
editore: Mondadori


Sono stato il tutor di Lippi

Il 19 giugno 2004, ai Campionati europei in Portogallo, si giocò Italia-Svezia, terminata con il punteggio di 1-1 (gol di Cassano e del già juventino Ibrahimović). Risultato che sancì, di fatto, l’eliminazione dell’Italia dalla competizione. A causa di quel pari, infatti, nella partita successiva Danimarca e Svezia poterono tranquillamente non farsi male per passare entrambe ai quarti di finale. A farne le spese, appunto, l’Italia, che terminò il girone imbattuta, ma fu eliminata per il minor numero di reti realizzate. Un insuccesso che accelerò la sostituzione del commissario tecnico Giovanni Trapattoni. Il presidente della FIGC, Franco Carraro, chiamò Antonio Giraudo, chiedendogli notizie sulle capacità professionali di Marcello Lippi, che nel frattempo aveva risolto il suo contratto con noi un anno prima della sua naturale scadenza. I giudizi, ovviamente, non potevano essere altro che lusinghieri, visti gli ottimi risultati ottenuti alla guida della Juventus (cinque scudetti e una Champions, per ricordare i successi più preziosi). Ma Carraro era rimasto colpito dal fallimento di Marcello all’Inter, e con quella richiesta di informazioni sull’allenatore voleva chiaramente andare oltre. Il presidente indagava per capire quanti fossero stati i meriti di Lippi come allenatore nei successi bianconeri e quanti quelli della società, cioè miei, di Giraudo e di Bettega. Ricevute rassicurazioni sulle qualità di Marcello, Carraro interpellò ancora Giraudo per chiedere un incontro con me. Il presidente mi chiese la disponibilità ad andare a lavorare in Federazione. «Sa, direttore» mi spiegò, «lei è stato tanti anni a fianco di Lippi, e soprattutto è un grande conoscitore del calcio italiano e internazionale. Se vogliamo raggiungere traguardi importanti con la Nazionale, nello staff serve uno come lei. Insieme a Marcello formate una coppia eccezionale.» Si parlò anche di soldi, e fu subito chiaro che in azzurro avrei guadagnato molto meno che alla Juventus. Gli ribadii che Lippi era perfetto per la Nazionale e che da tempo ambiva al ruolo di commissario tecnico, ma che io sarei rimasto a Torino. In bianconero mi trovavo benissimo e non avevo motivi per lasciare. Per di più in quel periodo, nel quale c’era bisogno di restare uniti il più possibile, visto che un mese prima era mancato il massimo esponente della società, Umberto Agnelli. Ma non fu un incontro privo di risultati, perché diedi a Carraro la mia disponibilità a collaborare (gratuitamente) per il bene della Federazione e della Nazionale. Un compito che mi inorgogliva, facilitato dal fatto che molti giocatori azzurri militavano nella Juventus: di loro, quindi, sapevo tutto. Anche Lippi, ovviamente, li conosceva bene, ma avrebbe potuto contare sulle valutazioni e i consigli del sottoscritto. Insomma, una sinergia di cui conoscevamo bene le potenzialità e che avrebbe dato ottimi risultati. Carraro incassò quindi il mio no col sorriso sulle labbra, perché in realtà era un sì. Era convinto che il mio rapporto con Lippi (molto confidenziale) avrebbe regalato soddisfazioni. L’obiettivo era quello di qualificarsi ai Mondiali di Germania 2006 e poi dare il massimo per arrivare tra le prime quattro. Sappiamo tutti com’è andata:



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