Il racconto del Pellegrino. Autobiografia di San'Ignazio di Loyola by di Loyola Ignazio

Il racconto del Pellegrino. Autobiografia di San'Ignazio di Loyola by di Loyola Ignazio

autore:di Loyola, Ignazio [di Loyola, Ignazio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO VI

Arrivato a Barcellona, mise a parte della sua inclinazione agli studi Isabel Roser e il maestro di grammatica Ardévol.24 Entrambi approvarono molto la cosa: l’uno si offrì di insegnargli gratis, l’altra di dargli quel che gli occorresse per mantenersi. Il Pellegrino aveva conosciuto a Manresa un frate, credo dell’Ordine di san Bernardo, uomo molto spirituale, ed egli desiderava stare presso di lui per imparare, per darsi con più agio alla vita spirituale e anche per essere d’aiuto alle anime. E così rispose che avrebbe accettato l’offerta, se a Manresa non avesse trovato quell’agio che sperava. Ma andato là venne a sapere che il monaco era morto; e così, tornato a Barcellona, cominciò a studiare con grande diligenza. Ma una cosa lo disturbava molto, ed era che, quando cominciava a imparare a memoria, com’è necessario per i rudimenti della grammatica, sopravvenivano in lui nuove intelligenze e nuovo gusto di cose spirituali; e questo a tal punto che non poteva imparare a memoria, e, per quanto facesse resistenza, pure non poteva cacciare quelle idee.

E così, pensando spesso a questa cosa, diceva tra sé: «Neppure quando sono in orazione o alla Messa mi vengono intelligenze così vive». E così a poco a poco riconobbe che quella era tentazione. E finita la orazione, si recò a Santa María de la Mar, vicino alla casa del maestro, che lo aveva pregato di venire in quella chiesa ad ascoltarlo un po’. E così, come si furono seduti, gli racconta fedelmente ciò che passava per l’anima sua, e quanto scarso profitto egli avesse fatto fino ad allora per quella ragione; ma aggiunse che faceva una promessa al detto maestro, con queste parole: «Io vi prometto di non mancare mai di venire ad ascoltarvi in questi due anni, fintantoché troverò a Barcellona pane e acqua per sostentarmi». E la sua promessa fu assai efficace, sicché non ebbe mai più di quelle tentazioni. Il dolore di stomaco, che era cominciato a Manresa, per causa del quale si era messo le scarpe, lo aveva lasciato e si era sentito bene fin dalla partenza per Gerusalemme. E perciò, studiando a Barcellona, gli venne il desiderio di tornare alle penitenze passate; e così cominciò col fare un buco nella suola delle sue scarpe. Lo allargò poi a poco a poco, cosicché, quando venne il freddo dell’inverno, non gli restavano che le tomaie.

Terminati due anni di studi, dai quali, a quel che gli dicevano, aveva tratto assai profitto, il suo maestro gli disse che ormai poteva sentire i corsi delle Arti e che doveva andare ad Alcalá. Ma volle farsi esaminare anche da un dottore in teologia, dal quale ebbe lo stesso consiglio; e così se ne partì da solo per Alcalá, sebbene già avesse alcuni compagni, a quanto mi pare. Arrivato ad Alcalá, cominciò a mendicare e vivere di elemosina. E poi, dopo dieci o dodici giorni che viveva in questo modo, un giorno un chierico e alcuni altri che erano con lui, al vederlo mendicare, cominciarono a beffarlo e a ingiuriarlo, come si fa con quelli che sono sani e chiedono l’elemosina.



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