Il re dei ghiacci by Reinhold Messner

Il re dei ghiacci by Reinhold Messner

autore:Reinhold Messner [Messner, Reinhold]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2021-06-16T22:00:00+00:00


Grande applauso, accompagnato da fischi. «Willo! Willo!» ritmano alcuni ascoltatori.

«Ora non avevamo più dubbi. Senza ulteriori tentennamenti, cominciammo a risalire per il cono della valanga fino alla crepaccia terminale, che superammo su un solido ponte di neve. Al principio della terza costola, ci trovammo su di una parete ripida. Per procedere il più velocemente possibile, continuammo slegati. Le dita erano ripiegate fino al dolore e i ramponi avvinghiati sul duro e ripido ghiaccio. Attraversammo verso sinistra. Qua e là, le piccozze scalfivano il ghiaccio e le schegge sparivano negli abissi della crepaccia spalancata ai piedi della parete, frusciando e rotolando. Tillmann, che scalava da primo e che quindi aveva la responsabilità di tracciare la via, svoltò rapidamente dietro uno spigolo di roccia che emergeva dal ghiaccio e sparì dalla mia vista. Quando anch’io oltrepassai lo spigolo, lo trovai ai piedi dello stretto e ripido canale di ghiaccio che si innalzava tra la terza e la quarta costola. Era seduto in una specie di grotta di ghiaccio. Lo raggiunsi, attraverso del ghiaccio marcio che si frantumava facilmente e stretti in quel piccolo buco ci legammo.

Raggiungemmo la quarta costola su uno stretto cornicione di roccia friabile che si sviluppava alla sua sinistra. Salimmo tra roccia e ghiaccio fino a quando la costola si perse quasi verticalmente nella parte centrale. Qui, ripidi pareti ghiacciate ci costrinsero a sinistra, verso la quinta costola, che attraversava questa parte piatta con uno spigolo pronunciato. Senza intagliare gradini, ma fidandoci meramente della forza delle nostre dita e della bontà dei nostri ramponi a dieci punte, imboccammo questo difficile passaggio. Il ghiaccio peggiorava sempre di più e diventava sempre più ripido. Dopo qualche tiro di corda però, le dita non ce la facevano più. Con un faticoso lavoro di gradini, Tillmann riuscì a superare una zona di ghiaccio friabile e così raggiungemmo la quinta costola.

Si presentava come uno spigolo ripido ma con buone prese perché, proprio per la sua verticalità, era praticamente sgombro dalla neve. Qui ci togliemmo i ramponi e procedemmo con una splendida arrampicata su roccia. Si era fatto mezzogiorno quando finalmente raggiungemmo la fine della costola e ci trovammo all’inizio di quella ripida parte ghiacciata che si trova a questo punto della parete. Attorno a noi s’innalzavano verso vertiginose altezze rocce e ghiacci con una verticalità spaventosa. Una fascia rocciosa verso destra, che limitava quest’area di ghiaccio, sembrava offrire una possibilità di passaggio.

Adesso era il mio turno di scalare da primo, per alleggerire Tillmann da tutta la fatica che aveva fatto finora. Intagliando gradini, attraversai verso destra, verso un baluardo roccioso che chiudeva questa parte ghiacciata. Con grande cautela, procedevamo legati. Fortunatamente questo traverso fu l’unica parte della via sotto minaccia di caduta sassi. Con l’aumento della temperatura, via via che saliva il sole, le pietre cominciavano a staccarsi dalla parte alta della parete. Schizzavano fischiando lungo la ripida parete di neve vicino a noi per sparire negli abissi della parte centrale a solo pochi tiri di corda da noi. Ma non ci potevano più raggiungere.



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