Il richiamo del cuculo by Il richiamo del cuculo

Il richiamo del cuculo by Il richiamo del cuculo

autore:Il richiamo del cuculo
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2013-11-03T23:00:00+00:00


E basta idrochinone, io son nero carbone

e non provare a prendere qui Deeby alla leggera

a meno che non voglia la tua lapide entro sera

io guido una Ferrari, fanculo Johari

e vado a testa alta, che coi soldi puoi far tutto,

lo grido proprio a te, mio caro signor Jake.

Era orgogliosa, come se avesse appena rimesso Strike al suo posto, senza possibilità di ribattere.

«È un pezzo di ‘Idrochinone’» spiegò. «In Jake on my Jack».

«Cos’è l’idrochinone?» chiese Strike.

«Una crema per schiarire la pelle. Cantavamo ’sta roba coi finestrini giù» disse Rochelle. Un sorriso caldo le illuminò il viso, rendendola meno brutta.

«Lula non vedeva l’ora di conoscere Deeby Macc, vero?»

«Eccome» rispose Rochelle. «Sapeva di piacergli, ed era tutta contenta. Anche Kieran era flippato all’idea, e continuava a chiedere a Lula di presentarglielo. Voleva conoscere Deeby».

Il sorriso le si smorzò; spilluzzicò il suo hamburger con aria cupa, poi disse:

«Tutto qui, quello che volevi sapere? Perché devo andare».

Si mise a dare grandi morsi al resto del panino, riempiendosi la bocca di cibo.

«Chissà in quanti bei posti ti ha portato Lula...»

«Seh» rispose Rochelle, con la bocca piena di pane e carne.

«Sei mai stata all’Uzi con lei?»

«Seh. Una volta».

Inghiottì, poi cominciò a parlare degli altri posti dove Lula l’aveva portata nella prima fase della loro amicizia, che (nonostante Rochelle si sforzasse di non sembrare troppo colpita dallo stile di vita dei multimilionari) aveva l’aura di una favola. Lula portava via Rochelle dal tetro mondo del ricovero per senzatetto e dalle riunioni di terapia di gruppo e la trascinava, una volta alla settimana, nel turbinio del mondo dei soldi e del divertimento. Strike notò che Rochelle gli parlava poco di Lula come persona, rispetto alla proprietaria di una magica tessera di plastica con la quale comprava borse, giacche e gioielli, e i mezzi necessari a che Kieran apparisse, come il genio della lampada, e portasse via Rochelle dall’orribile ricovero. Descrisse, scendendo amorosamente in tutti i dettagli, i regali che le aveva comprato Lula, i negozi dove l’aveva portata, i ristoranti e i bar dov’erano state assieme, tutti posti pieni di celebrità. A quanto pareva, però, nessuna di queste aveva minimamente impressionato Rochelle, perché ogni volta che ne nominava una, aggiungeva un commento di biasimo:

«Una gran testa di cazzo. Tutta rifatta. Bah, niente di che».

«Hai conosciuto Evan Duffield?» chiese Strike.

«Quello». Il bisillabo era pieno di disprezzo. «Un coglione».

«Davvero?»

«Seh, davvero. Chiedi a Kieran».

L’idea che dava era quella di lei e Kieran insieme, saldi come rocce, osservatori sani e spassionati degli idioti che popolavano il mondo di Lula.

«In che senso è un coglione?»

«La trattava di merda».

«Tipo?»

«Vendeva notizie» disse Rochelle, prendendo le ultime patatine. «Una volta Lula ha messo tutti alla prova. Ha raccontato a ognuno una cosa diversa, per vedere quale finiva sui giornali. Io sono stata l’unica a tener chiusa la bocca, tutti gli altri, bla, bla, bla».

«Chi aveva messo alla prova?»

«Ciara Porter. Il coglione, Duffield. Quel Guy Somé». Rochelle pronunciò ‘Guy’ come se facesse rima con ‘mai’. «Ma poi ha capito che lui non c’entrava. Per questo gli ha anche chiesto scusa.



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