Il Rituale Dell'Ombra by Eric Giacometti

Il Rituale Dell'Ombra by Eric Giacometti

autore:Eric Giacometti [Giacometti, Eric]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:48:31+00:00


27

Parigi

Seduta alla scrivania, l’Afgana si faceva durare il piacere. Davanti a lei, Marcas taceva. Occorre precisare che il luogo era tutt’altro che ameno.

Non si poteva certo negare che il giudice Darsan non possedesse il dono dell’ironia, per non dire una buona dose di cinismo.

Uscendo dall’ascensore, Antoine aveva notato l’ansito asmatico dell’apparecchio, sulle pareti del quale lo smalto si era scrostato, formando ampie chiazze. La passatoia che ricopriva il corridoio era a brandelli.

L’edificio sembrava appartenere a un altro secolo. L’odore di muffa si faceva più penetrante a mano a mano che si saliva ai piani superiori.

Appena entrato nella piccola stanza che fungeva da ufficio, Marcas aveva capito. Sparse ovunque, insane anticaglie. Foto d’identità, crani scomposti, strumenti di misura e, appeso al muro, un manifesto con la caricatura di un diavolo dalle dita adunche che si allargavano sul globo, con quella parola che si ripeteva senza sosta: Juden, ebreo.

In una piccola poltrona sfondata, lo attendeva il peggio. Là giacevano cordoni di Venerabili, pietre tagliate e spezzate, soli e lune in cartapesta imputridita. Uno scenario da macabra operetta in una dittatura mitteleuropea. Aveva chiuso la porta come se lasciasse cadere bruscamente il coperchio di un feretro umido e contaminato dalla decomposizione.

Jade distese le lunghe gambe come un gatto che gioca con la sua ombra.

«Impressionante, vero? Nulla è stato rimosso.»

«Ma credevo che tutto…»

«Che tutto fosse stato distrutto. Invece no!»

«È ignobile!»

«Sa, i funzionari del ministero della Difesa sono persone scrupolose.

Eric Giacometti - Jacques Ravenne

155

2005 - Il Rituale Dell’Ombra

Quando l’occupazione è finita, hanno recuperato l’edificio che apparteneva alla Gestapo. Questo luogo non ha alcuna esistenza legale e serve da ufficio per predisporre operazioni speciali che a loro volta non sono mai esistite. Quanto a tutte queste cianfrusaglie, non si sa mai, potrebbero di nuovo servire.»

«Non è possibile!»

«Ma sì, sono le reliquie della famosa Esposizione antimassonica del 1941. Ho verificato.»

«Ma come hanno potuto conservare questi…»

«Mi è giunto alle orecchie che al generale de Gaulle è toccata una bella lavata di capo per aver autorizzato di nuovo le società massoniche. E poi, i comunisti erano potenti all’epoca e pare che ancora oggi non nutrano molta simpatia per voi. Nell’edificio c’è qualche armadio pieno di brutti ricordi.

Un giorno le mostrerò quello del secondo piano: contiene una vasca da bagno inventata dalla Gestapo francese di rue Lauriston, molto ingegnosa, munita di un sedile ribaltabile. Qualcuno dei suoi fratelli deve averci fatto il bagno là dentro.»

Marcas aveva assunto un’aria da fanciullo smarrito che turbò Zewinski.

«Mi scusi. Non avrei dovuto. Sono stata sconveniente. Le assicuro che anch’io non sopporto questo…»

«Basta!»

Ma Jade era lanciata. La pressione dopo la morte di Sophie era divenuta troppo forte.

«No, lei mi deve ascoltare! Ne ho abbastanza di questa nostra stupida guerra. Ho un’amica da vendicare..»

«E io una sorella» la interruppe Marcas.

«Lo so. Sono stanca. La notte non chiudo occhio. Sophie era…»

«Gli anni dell’innocenza?»

Il viso dell’Afgana impallidì sotto il trucco.

«Non mi parli mai di prima…»

«Prima di cosa?»

Jade si alzò di scatto.

«Ci siamo distratti. Vuole i documenti? Li prenda. E poi, per pietà non mi guardi le gambe. Tutti gli uomini me lo fanno!»

Antoine non rispose e si sedette alla scrivania.



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