Il rumore delle parole by Vittorino Andreoli

Il rumore delle parole by Vittorino Andreoli

autore:Vittorino Andreoli [Andreoli, Vittorino]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858695647
editore: Rizzoli
pubblicato: 2019-02-15T22:00:00+00:00


Vecchiaia

Signore e signori, buongiorno.

Grazie per essere collegati per la mia quarta conversazione.

Sono preso da strane sensazioni questa mattina, forse perché è l’ultima: sta per completarsi la tetrade.

Sono anche molto colpito dalla presenza di ben venticinquemila follower, un risultato che ha dell’incredibile per chi per molto tempo si è sentito solo e abbandonato. Una presenza così ampia non l’ho mai nemmeno immaginata. Finora, quando pensavo a un grande numero di persone, mi si presentava sempre, non so perché, un corpo d’armata, formato da diecimila soldati sotto il comando di un generale con tre stelle: generale di corpo d’armata.

Ciò significa che la conversazione sulla terza parola vuota, «bellezza», è stata seguita da due corpi d’armata e mezzo, ma questa volta al comando c’era un vecchio, un vecchio spaventato.

È brutta la solitudine, ma lo è altrettanto una massa di persone che ti ascolta, perché vorrei avervi incontrati almeno una volta, a uno a uno, per poter dire che un poco vi conosco.

Il termine «paura» mi è, in questo momento, molto vicino. Mentre rileggevo gli appunti per questo incontro, ho ricevuto un messaggio. Proveniva da uno dei venticinquemila follower, che mi ingiungeva di tacere, di non continuare con omelie – così le ha chiamate – di cui non condivideva nemmeno una parola.

«Vecchio, stai zitto.»

Non ho intenzione di obbedire, ma di certo sono un poco triste.

L’ultimo capitolo di questo romanzo delle parole vuote è dedicato alla vecchiaia.

Sì, sono vecchio!

Non mi piace questa definizione che sembra cancellare l’uomo che sono stato, ma non mi ribello, non piango, non urlo, non dedico tempo alle lamentazioni.

Quanto vecchio?

Non rispondo a questa domanda, perché non ha alcun senso. La condizione del vecchio non si lega solo all’anagrafe, ma a mille altri elementi: a come stai fisicamente, a qual è la tua accettazione di questo nuovo status, all’essere solo o attorniato da persone che ti vogliono bene…

Sono certo di avere passato i sessantacinque anni, le colonne d’Ercole che determinano la fine di molte delle tue caratteristiche umane. Il mondo occidentale ha fissato convenzionalmente questo compleanno come l’inizio della vecchiaia, che vuol dire proibizione a continuare a svolgere le tue funzioni, magari quelle faticosamente raggiunte.

Il passaggio dei sessantacinque anni è assolutamente privo di senso.

Un limite imposto solo dalla nostra società, quella fondata sul lavoro, sulla produzione, sull’Homo faber.

Vale lo stesso principio applicato tassativamente all’automobile: dopo tre anni dalla data di produzione (nascita) perde il trenta per cento del suo valore iniziale, dopo cinque anni il sessanta, dopo sei anni il settanta e dopo dieci anni non vale niente. E occorrono denari per eliminarla, perché non occupi più posto in una metropoli dove lo spazio è vitale. Ed è inutile sostenere che ha fatto pochi chilometri, che da quel punto di vista è giovanissima. È inutile sostenere e dimostrare che non ha mai percorso strade sterrate, che è stata tenuta come un gioiello, facendo tutti i tagliandi prescritti e senza mai andare in ospedale… Non serve a nulla: scattata quell’età perde di valore, diviene vecchia appunto, anche se è stata costruita con i



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