Il sangue degli italiani by Giampaolo Pansa

Il sangue degli italiani by Giampaolo Pansa

autore:Giampaolo Pansa [Pansa, Giampaolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-10-23T12:00:00+00:00


Agosto 1944. cadaveri di contadini massacrati dai tedeschi del XVI battaglione della 16a Divisione SS Reichsführer, comandata dal maggiore Walter Reder, per rappresaglia contro l’attività partigiana in cui era coinvolta la popolazione di Sant’Anna di Stazzema (Lucca).

«San Quirico è una delle frazioni di Pescia, che negli anni Quaranta erano tredici. Contava cinquecento abitanti e nel 1944 forse qualcuno di più, per via dello sfollamento. A partire dal settembre 1944 venne a trovarsi sul fronte, colpita di continuo dagli americani e dai tedeschi. In quella zona la guerra finì il 26 settembre, con l’arrivo della Quinta armata Usa. Ma prima visse il trauma profondo di una strage mai patita prima.

«Tutto iniziò la sera di giovedì 17 agosto. Due ufficiali tedeschi avevano partecipato a una cena e diedero un passaggio a un fascista di Pescia che sosteneva di essere minacciato dai partigiani.

Durante il viaggio, la vettura si trovò la strada bloccata da una squadra di sei uomini che vestivano la divisa della Wehrmacht. La squadra sparò sugli ufficiali. Uno morì subito, l’altro all’ospedale di Pescia per le ferite. A recuperare i loro corpi fu un terzo ufficiale che era stato alla stessa cena. La squadra era scomparsa. E non si fecero vivi neppure quando fu annunciata la rappresaglia.

«Il 18 agosto fu un giorno di calma apparente. Tra la popolazione, molti cominciarono a temere le conseguenze. La mattina di sabato 19 agosto, due ufficiali superiori tedeschi si presentarono a San Quirico e chiesero di vedere il corpo del camerata ucciso. Era stato ricomposto nei locali della Misericordia e gli ufficiali sostarono in preghiera. Poi uscirono e ordinarono di distruggere il paese, incendiandolo.

«San Quirico venne circondato, per impedire ai maschi di fuggire. Donne e bambini furono lasciati liberi di andarsene entro due ore. I vecchi e gli ammalati dovevano riunirsi in chiesa. Poco dopo le undici di quel sabato, i militari tedeschi cominciarono a dar fuoco alle case. Cinquanta vennero distrutte, diciannove lo furono in parte e altri edifici danneggiati. Le fiamme divorarono quindici tra capanne ed essiccatoi di castagne.

«Il comandante tedesco ordinò al pievano della chiesa di scavare all’interno del cimitero di San Quirico una grande fossa capace di contenere venti corpi. Gli ingiunse di farlo entro due ore. I condannati a morte non vennero presi tra gli uomini del paese. Rastrellarono 47 persone catturate a caso tra chi transitava lungo la strada che da San Quirico conduce a Pietrabuona, altra frazione di Pescia. Tra gli ostaggi ne vennero prelevati venti da uccidere. A caso, a totale discrezione del comandante tedesco.

«Il camion con gli ostaggi arrivò al cimitero dopo le sedici. Vedendo il picchetto armato si resero conto di quel che li aspettava. Affidarono al pievano i documenti con la preghiera di farli avere ai famigliari. L’esecuzione iniziò alle cinque del pomeriggio. Prima furono uccisi in quattro, poi in otto e infine in sette. Il ventesimo era stato freddato mentre tentava di scappare appena sceso dal camion. Il più giovane degli uccisi aveva sedici anni, gli altri venti e quaranta. Operai, impiegati, un carabiniere, un carpentiere, uno scalpellino, un meccanico.



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