Il Sangue Dei vinti by Pansa Giampaolo

Il Sangue Dei vinti by Pansa Giampaolo

autore:Pansa Giampaolo
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-04-27T16:00:00+00:00


5.3_ Cento fucilati sul Piave

LA domenica ci accolse con un sole freddo e un altissimo cielo azzurro. Salimmo in auto e Livia assegnò i compiti: “Lei guiderà, io le indicherò la strada. E mentre, viaggiamo, le racconterò la terza scena del dramma, parlando nel registratore”.

Ci avviammo tranquilli lungo la strada provinciale che > per Ormelle, San Polo di Piave e lezze conduce al cen-, tro di Ponte della Priùla, una frazione di Susegana.

“Fra il 29 e il 30 aprile”, cominciò Livia, “il Tribunale; di guerra lavorò a un ritmo forsennato, condannando a morte decine e decine di militi della Gnr, una dozzina di brigatisti, qualche marò della X Mas e altri fascisti. In; seguito, non si riuscì mai a rintracciare i verbali di questi? processi. I partigiani dichiararono che erano andati distrutti in un incendio doloso o che qualcuno li aveva sottratti.”

“C’è, invece, chi pensa che nessuno abbia mai redatto quei verbali e che i processi siano stati soltanto un susseguirsi di condanne a morte indiscriminate. È un’ipotesi verosimile, visto il numero dei militari giudicati: almeno 100, in neppure due giornate piene.”

“Nel pomeriggio del 30 aprile, i condannati a morte furono schierati nel grande cortile del Brandolini. Il gruppo più numeroso era quello dei legionari del ‘Bologna’, seguiti dai militi del ‘Romagna’, provenienti da Codognè. A tutti vennero sottratti i documenti personali, il denaro, gli oggetti di valore. A tutti furono legate le mani dietro la schiena. A tutti venne detto che stavano per essere trasferiti dal Brandolini a un campo di concentramento.”

“Era una giornata fredda, di pioggia quasi continua. Nel cortile del collegio regnava una confusione terribile. C’erano partigiani che sparavano in aria. E altri che gridavano: ‘A morte i fascisti!’ I destinati all’esecuzione salirono a più di 100 quando, dalle carceri cittadine, arrivarono altri 24 prigionieri. A guidare l’intera operazione era un partigiano chiamato ‘Bozambo’, appena sceso dal Cansiglio e nominato vicecapo della polizia di Oderzo. Secondo Maistrello, ‘Bozambo svolse funzioni di coordinatore indiscusso e di spietato esecutore’. E sempre ‘in un clima di confusione e di disorganizzazione, causato dal frenetico incalzare degli avvenimenti’.”

“Il caos era tale”, continuò Livia, “che al momento di partire ci si accorse che sugli unici mezzi a disposizione, un grosso camion per il trasporto del bestiame e un’ambulanza, non c’era posto per tutti. Così, parecchi dei condannati rimasero al Brandolini e si salvarono, a cominciare da una ventina di militi del ‘Romagna’. Nessuno controllò gli elenchi nominativi che erano stati preparati. E nessuno cercò un riscontro tra i famosi verbali e i prigionieri fatti salire sugli automezzi.”

“A che ora la colonna dei condannati partì dal Brandolini?”

“Non lo so, ma doveva essere già sera. Il corteo, sorvegliato da una decina di partigiani armati di mitragliatori e di una mitragliatrice pesante, impiegò quasi due ore a raggiungere il luogo dove adesso stiamo andando”, spiegò Livia. “Quando arrivò al paese di Ponte della Priùla, era già buio. I veicoli non si diressero in centro, ma deviarono verso una zona deserta, un grande prato davanti al primo argine del Piave.



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