Il segreto dell'antiquario by Roberto Carboni

Il segreto dell'antiquario by Roberto Carboni

autore:Roberto Carboni [Carboni, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2022-01-13T10:39:52+00:00


40

Dopo essere stato dimesso dalla clinica, Elia dovette fare i conti con le notizie di cronaca.

Gli inquirenti avevano ormai collegato gli omicidi di Giacomo e Livia a quelli di Giorgio e Carla Romina.

Nel caso dei coniugi Morri poi, il tempestivo allarme lanciato dai proprietari di una villa vicina, che avevano sentito odore di fumo e scorto le vampate tra le chiome degli alberi, aveva consentito il solerte intervento dei vigili del fuoco.

L’incendio, domato con facilità, aveva lasciato la villa quasi intatta anche negli arredi. Così, per gli investigatori era stato possibile rilevare le similitudini tra i casi bolognesi: nessun furto, né segni di intrusione con scasso, la medesima crudeltà nell’esecuzione notturna.

I criminologi non avevano dubbi sul profilo psicologico dell’assassino, lo stesso per entrambi gli scenari: un profondo narcisismo che sconfinava nel delirio. Rabbia repressa, evidente nei tagli sul viso delle prime vittime come nell’accanimento con la mazza da golf sulle seconde.

Il nuovo massacro, il secondo a Bologna nell’arco di un anno, per di più terminato con un rogo, aveva fomentato il terrore e sconvolto le persone. La città era gonfia di una malvagia infezione.

Il silenzio d’agosto rendeva ancor più drammatico lo scenario, amplificando le incursioni delle volanti che sfrecciavano a sirene spiegate. Agenti ovunque. Gli sguardi dei pochi passanti erano allibiti, le voci in strada e nei negozi risuonavano con tono atterrito. Le civette dei quotidiani sembravano scritte apposta per infastidire Elia.

UN ALTRO OMICIDIO IN VILLA.

TERRORE A BOLOGNA.

NESSUNA RAPINA, SOLO FOLLIA?

Lo colpì in particolar modo quella della «Repubblica»:

GLI INVESTIGATORI SULLE TRACCE DELL’ASSASSINO.

Il caso di Giacomo e Livia era di nuovo salito alla ribalta delle cronache. Elia lo aveva scoperto il giorno precedente dal barbiere. Seduto sulla poltrona, costretto ad ascoltare un notiziario radio.

Era profondamente infastidito da quel clamore che rischiava di sconvolgerlo proprio ora che stava così bene. Si era liberato dall’ossessione. Mangiava, dormiva, leggeva, componeva e suonava. La sua vita era lieve e meravigliosa. Riusciva perfino a ridere di gusto.

Non desiderava seccature e non era disposto nemmeno a prenderle in considerazione.

Tuttavia, era consapevole di non poter evitare le notizie, fingendo che non fosse mai accaduto nulla: sarebbe stato da irresponsabile.

Così, dopo il barbiere e prima di cena, si sentì quasi in obbligo di guardare un notiziario per capire se fosse in pericolo.

All’immancabile cronaca su Cernobyl’, seguì l’omicidio di Giorgio e Carla Romina.

Il magistrato rilasciò una breve dichiarazione.

Al suo fianco, un commissario sopra la cinquantina, con un viso rotondo e folti baffi che, a dispetto degli occhi miti, gli conferivano un aspetto severo, quasi da predicatore.

Concluso il comunicato ufficiale, la trasmissione ritornò in studio. Il servizio successivo strappò a Elia un gemito di fastidio.

Madame Thérèse era incontenibile. Ribatteva colpo su colpo alle domande provocatorie della giornalista che la intervistava.

«Avevo annunciato che il mostro di Bologna avrebbe colpito di nuovo». La medium fissava dritta la telecamera attraverso le lenti spesse che trasformavano i suoi occhi in puntini e aloni. «Nessuno mi ha ascoltato. E adesso, come pensano gli inquirenti di giustificare la loro inefficienza nei confronti delle famiglie colpite da questa



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