Il senso della natura by Paolo Pecere

Il senso della natura by Paolo Pecere

autore:Paolo Pecere [Pecere, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Nonfiction, Nature, Environment, Natural Disasters, Travel, Science & Nature
ISBN: 9788838946684
Google: YKT5EAAAQBAJ
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2024-03-17T22:00:00+00:00


Metamorfosi e differenza animale

Svegliandomi nel pieno della notte, io non

sapevo più dove mi trovassi e, in un primissimo

momento, nemmeno chi fossi; avevo

nella sua semplicità primaria soltanto il

sentimento dell’esistenza così come può

fremere nella profondità di un animale.

M. PROUST, Dalla parte di Swann

Mi sveglio nell’amaca e gradualmente distinguo i suoni dei miliardi di esseri viventi che mi circondano. C’è un forte rumore che sembra vento, ma l’aria è ferma. Gradualmente quel suono si rivela: è l’ululato mattutino delle scimmie urlatrici. Si fonde nel coro inestricabile delle voci della foresta, che mi avvolge. La misteriosa vicinanza ai non-umani che qui sento, immerso nella più grande foresta del pianeta, si accompagna a un bisogno di separazione. Non ho mai voluto che animali di altre specie entrassero nel mio letto, per quanto mi rilassasse fantasticarne l’esistenza. Tra l’altro c’è una blatta appostata sulla corda dell’amaca; che resti a distanza. Controllo che la zanzariera sia ben chiusa e resto in ascolto.

Il rapporto umano con gli altri animali è sempre stato ambivalente: un’intuizione di profonda affinità, che rimanda a epoche arcaiche e riemerge interiormente in momenti di penombra o anomalia della coscienza, e d’altra parte un bisogno di distinguersi, che domina il presente e la prassi diurna. In una lunga storia evolutiva gli umani hanno adottato animali di altre specie e li hanno cacciati, ne hanno temuto e ammirato le straordinarie abilità, le hanno rappresentate nei propri dipinti, nelle proprie statue, nelle proprie danze. Hanno sognato e immaginato ibridi e divinità teriomorfe, hanno provato a evocarne i poteri dipingendosi il corpo o inventando strumenti per riprodurne la forza o l’acutezza dei sensi. Ma l’intenzione è sempre stata incorporare qualcosa dell’altro animale, ritrovarvi un altro sé, senza perdere la propria appartenenza all’umanità. L’immagine di una trasformazione in animale comporta l’uscita dalla comunità e – tranne che in casi eccezionali di figure mitiche, azioni rituali e mediatori come gli sciamani, la cui trasformazione è transitoria – il risultato è l’esclusione: dai licantropi, che incarnano la ferocia umana in forma perturbante, ai tanti mostri che nell’immaginario letterario e cinematografico minacciano di rovesciare le gerarchie del pianeta,62 fino a maiali, scarafaggi, mosche e altri animali connotati per la sporcizia. Accadde a Gregor Samsa di svegliarsi come un «gigantesco insetto», ed esser ripudiato dai suoi familiari; ma la descrizione dei reietti e dei nemici come animali impuri – come ho verificato in Ruanda – è anche nella propaganda dei genocidi del secolo scorso.

In queste contrapposizioni si trascura quel sentimento basilare di esistere che ci accomuna agli altri viventi. Uscendo dal sonno e dai momenti di emozione intensa, in cui tale sentire occupa il nostro orizzonte, torniamo a sbandierare il nostro io. Ritorna la capacità di verbalizzare il vissuto seguendo un filo logico o narrativo, di illuminarne ogni anfratto, che ci distinguerebbe dagli altri animali, dal loro sguardo ridotto. Ma non dobbiamo ingannarci: restiamo sempre, in parte, opachi a noi stessi, e in ogni cultura non mancano persone in cui si cerca aiuto per interpretare le proprie azioni e i propri pensieri.



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