Il sugo della storia by Massimo Montanari

Il sugo della storia by Massimo Montanari

autore:Massimo Montanari
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economica Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-01-24T05:00:00+00:00


Sostanza e circostanza

Il semiologo francese Roland Barthes pubblicò nel 1961 un saggio sulla «psico-sociologia dell’alimentazione contemporanea» che oggi consideriamo classico e che si legge ancora con profitto. Barthes poneva l’accento su due termini, sostanza e circostanza, osservando come il cibo e le bevande non siano solamente ‘nutrizione’, ovvero sostanze che si ingeriscono, ma anche ‘circostanze’ ossia veicoli di comunicazione che trasportano valori sociali, rituali, simbolici, legati all’occasione del loro consumo. Per intenderci: il panettone non è solo un composto di farina burro zucchero eccetera, ma anche un ‘segno’ del Natale.

Barthes faceva anche notare come, in certi casi, le due funzioni possano confliggere, cioè, paradossalmente, contrapporsi l’una all’altra, e portava l’esempio del caffè. Dal punto di vista nutrizionale il caffè è una ‘sostanza’ eccitante: serve a mantenersi svegli perché fa sentire meno lo stimolo del sonno. Ma dal punto di vista della ‘circostanza’ il caffè si collega a immagini che richiamano il relax, il riposo. Certo, la pausa-caffè è anche un modo per rilanciare il lavoro e la produttività, ma, nella percezione che ne abbiamo, è soprattutto uno spazio di distensione in cui si fanno due chiacchiere con gli amici o i colleghi. Ecco – concludeva Barthes – come la circostanza può vincere sulla sostanza.

Ho visto sui giornali la pubblicità di una nuova confezione di pop-corn in buste sigillate da inserire direttamente nel forno a microonde. Lo slogan recita: «Il gusto del cinema a casa tua». Spiazzante, al primo impatto. Ma il senso è subito chiaro: al cinema si sgranocchiano pop-corn, dunque se sgranocchio pop-corn a casa, davanti alla televisione o magari a un gigantesco home-video che simula, appunto, il «cinema a casa tua», è come se fossi al cinema davvero. Il pop-corn è pubblicizzato esattamente nella prospettiva di cui parlava Barthes: non per il suo gusto, o per il croc-croc che produce sotto i denti, ma per la circostanza in cui potrebbe essere consumato – ‘privatizzando’ e, in qualche modo, portandosi a casa la circostanza stessa.

Tutto ciò che ha a che fare col cibo ci insegna molto di ciò che siamo, o pensiamo di essere, o vogliamo essere. Il desiderio (se c’è) di sgranocchiare i pop-corn nel salotto di casa per replicare un gesto tipicamente ‘sociale’ e collettivo come quello di andare al cinema è forse il segno di una cultura che sempre più tende a privilegiare i consumi privati e la dimensione intima, ‘domestica’ della vita. A scapito di quella pubblica.



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