Il superstite by Unknown

Il superstite by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2011-04-18T16:00:00+00:00


27

Stavolta lui le aveva portato un vestito. Dunja lo tirò fuori dalla scatola e lo esaminò attentamente. Era un vestito da sera blu scuro di stoffa leggera, simile a ciniglia.

Un capo da grande magazzino, pensò lei, sicuramente non costoso, ma comunque elegante.

Era un abito indicato sia per una cena romantica sia per una festa in famiglia. La scollatura era sobria e anche sulla schiena non era eccessivamente scoperto. Ciononostante l’abito avrebbe dato un’aria seducente a Dunja, perché nella sua semplicità non toglieva niente alla bellezza di chi lo portava.

A Dunja piaceva molto. Soprattutto il colore. Un blu meravigliosamente intenso. Non le importava che l’abito apparisse piuttosto vecchio e probabilmente fosse di seconda mano.

Era la prima volta che lui le faceva un regalo del genere. Di solito c’era solo il sacchettino di coca, che posava in silenzio sul comodino accanto ai soldi. Un abito, scelto appositamente per lei, era qualcosa di molto più personale.

«È molto grazioso. Per me?»

«No» rispose lui guardando fuori dalla finestra. «Voglio che lo indossi per me.»

«D’accordo.» Dunja cercò di nascondere la delusione. «Vuoi vedermi mentre lo infilo?»

«Mettilo e basta.»

Lui non si voltò a guardarla. Continuò invece a tenere scostata la tenda di velluto rosso e a guardare fuori dalla finestra, come se ci fosse qualche spettacolo più interessante. La finestra si affacciava sul cimitero.

A Dunja non piaceva quella vista, la inquietava, ma non era potuta intervenire in alcun modo nell’assegnazione delle camere.

«Devo recitare di nuovo un testo?»

Senza girarsi, lui scrollò la testa. «Vestiti e basta. Per favore.»

Dunja percepì di nuovo la triste freddezza che proveniva da lui. Aveva la certezza che nel passato gli fosse stato portato via qualcosa che aveva lasciato in lui un grande vuoto scuro. Da allora tutte le sue emozioni finivano per perdersi in questo niente tenebroso, che le risucchiava e le faceva sparire, senza che lui se ne rendesse conto. Anche adesso non sembrava consapevole della sua presenza, bensì perso in un altro mondo.

Lo sconosciuto era così diverso dagli altri uomini che andavano da lei. Non gli importava una sveltina, né che lei facesse cose che la moglie non era disposta a fare. Dunja era convinta che lui non avesse né moglie né fidanzata.

Quello che cercava doveva essere sepolto da qualche parte tra i suoi ricordi e spettava a lei farlo riaffiorare e ridargli vita. Anche solo per lo spazio di un’ora.

Quando più tardi lui ripose l’abito nella scatola, con gesti tanto accurati come se fosse di vetro sottilissimo, la stoffa sul davanti era completamente bagnata. Era rimasto in ginocchio davanti a lei quasi mezz’ora, le braccia strette al suo corpo, e aveva pianto contro il tessuto blu.

Dunja gli aveva accarezzato la testa, cercando di consolarlo sottovoce, mentre le sue implorazioni di perdono singhiozzate le straziavano il cuore.

Quando se n’era andato, senza salutarla, si sdraiò a letto e si guardò nel grande specchio sul soffitto. Si prese i capelli e li allargò sul copriletto di raso come di solito faceva lui.

«Chi sei, Carmen?» bisbigliò alla propria immagine nuda. «Che cosa dovresti perdonargli?»



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