Il tennis come esperienza religiosa by David Foster Wallace

Il tennis come esperienza religiosa by David Foster Wallace

autore:David Foster Wallace
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: da taggare
ISBN: 9788858406403
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


1 Sono tante le cose brutte nell’avere un corpo. È talmente vero che non ci sarebbe bisogno di esempi, ma citiamo solo brevemente il dolore, le ferite, i cattivi odori, la nausea, la vecchiaia, la gravità, la sepsi, la goffaggine, la malattia, i limiti – ogni singolo scisma tra i nostri desideri fisici e le nostre reali capacità. Qualcuno dubita che ci serva aiuto per riconciliarci? Che ne abbiamo un disperato bisogno? È il corpo che muore, in fin dei conti.

Certo, avere un corpo ha anche aspetti magnifici – è solo che coglierli e apprezzarli in tempo reale è molto piú difficile. Al pari di certe rare epifanie parossistiche dei sensi («Come sono contento di avere gli occhi per vedere questo tramonto!» eccetera) i grandi atleti sembrano catalizzare la nostra consapevolezza di quanto sia meraviglioso toccare e percepire, muoversi nello spazio, interagire con la materia. Vero è che gli atleti sanno fare con il corpo cose che il resto di noi può solo sognarsi. Ma sono sogni importanti: compensano molte cose.

2 I media americani si preoccupano in particolar modo perché quest’anno ai quarti di finale non è sopravvissuto un solo americano, uomo o donna che sia. (Se vi piacciono le statistiche astruse, a Wimbledon non succedeva dal 1911).

3 In effetti non è l’unico frangente Federer-con-bambino-malato della seconda settimana di Wimbledon. Tre giorni prima della finale maschile, in un ufficetto affollato della Federazione Internazionale del Tennis al terzo piano della sala stampa si tiene uno Speciale Faccia-a-Faccia con Roger Federer*. Subito dopo, mentre il procuratore sportivo dell’Atp accompagna Federer fuori dalla porta di servizio in vista del successivo impegno in programma, uno di quelli dell’Itf (che per tutta l’intervista ha parlato forte al telefono) si avvicina e chiede a Roger se ha un momento. L’uomo, che ha lo stesso leggero accento straniero generico comune a tutti quelli dell’Itf, dice: – Non sa quanto mi rincresce. Non è nelle mie abitudini. Ma lo faccio per un vicino di casa. Suo figlio è malato. Hanno organizzato una colletta, è tutto pronto, e volevo chiederle se può firmare una maglia o qualcos’altro… qualcosa, insomma –. Sembra mortificato. Il procuratore sportivo dell’Atp lo guarda furioso. Federer, invece, annuisce, fa spallucce: – Non c’è problema. La porto domani –. L’indomani c’è la semifinale maschile. Chiaramente quello dell’Itf si riferiva a una delle maglie di Federer, magari usata durante la partita, con il vero sudore di Federer. (Federer lancia i polsini sudati agli spettatori dopo le partite, e quelli su cui atterrano sembrano contenti anziché schifati). Quello dell’Itf, dopo aver ringraziato Federer tre volte in rapida successione, scuote la testa: – Davvero, non sa quanto mi rincresce –. E Federer, non ancora del tutto fuori della porta: – Non c’è problema –. E non c’è davvero problema. Come tutti i professionisti, Federer si cambia la maglia durante gli incontri e può chiedere a qualcuno di tenerne da parte una che dopo firmerà. Non è che Federer sia Gandhi, non si sofferma a chiedere particolari sul bambino o sulla malattia.



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