index by Unknown

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autore:Unknown
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2017-04-10T16:00:00+00:00


Ufficio di Mclver: ore 22.20. Mclver era solo nell’ufficio all’attico. Era seduto sulla poltroncina cigolante, con i piedi sulla scrivania, e leggeva… la luce era normale e la stanza era calda, grazie al loro generatore. Il telex e l’HF erano accesi. Era tardi, ma era inutile tornare subito a casa, perché era fredda e umida e non c’era Genny. Alzò la testa. Un passo saliva frettolosamente le scale. Sentì bussare alla porta, un tocco nervoso. «Chi è?»

«Comandante Mclver? Sono io, il capitano Peshadi, Karim Peshadi.»

Sorpreso, McIver andò ad aprire. Conosceva bene il giovane, che stava imparando a pilotare gli elicotteri ed era il cugino predilettissimo di Sharazad. Tese la mano, nascondendo la sorpresa nel vederlo così malamente. «Si accomodi, Karim. Cosa posso fare per lei? Mi è dispiaciuto terribilmente per l’arresto di suo padre.»

«L’hanno fucilato due giorni fa.»

«Oh, Cristo.»

«Sì. Quel che ho da dirle non è piacevole.» Karim richiuse in fretta la porta e abbassò la voce. «Mi scusi, ma devo sbrigarmi; sono già in ritardo di diverse ore, ma ho appena visto Sharazad… ero andato al suo appartamento ma il comandante Pettikin mi ha detto che l’avrei trovata qui. Stanotte ho letto un telex segreto della nostra base di Abadan.» E Karim ne riferì il contenuto.

Mclver si sforzò di nascondere la preoccupazione. «L’ha detto al comandante Pettikin?»

«No. No, ho pensato che fosse meglio dirlo a lei solo.»

«A quanto ne sappiamo, qualcuno s’era impadronito di HBC. Nessuno dei nostri piloti era coin…»

«Non sono qui in veste ufficiale. Sono venuto a dirglielo perché Tom non è a Teheran. Non so che altro fare. Ho visto Sharazad e, per puro caso, ho saputo di Tom.» Karim ripeté quel che gli aveva detto Sharazad. «Com’è possibile che Tom sia vivo quando tutti gli altri sono morti?»

McIver sentì di nuovo la fitta dolorosa al petto. «Sharazad si sbaglia.»

«In nome di Dio, mi dica la verità! Devo saperlo! Tom deve averglielo detto, e di me può fidarsi,» scattò il giovane, fuori di sé per la preoccupazione. «Deve fidarsi di me. Forse posso aiutarla. Tom è in pericolo, e anche Sharazad e tutte le nostre famiglie! Deve fidarsi di me! Come ha fatto Tom a salvarsi?»

McIver ebbe la sensazione nettissima che la trappola si chiudesse intorno a loro… lui, Lochart, Pettikin. Non perdere la testa, si disse. Sii prudente. Non puoi ammettere niente. Non ammettere niente. «A quanto ne so, Tom non si è neppure avvicinato ad HBC.»

«Bugiardo!» esclamò il giovane, infuriato, e sibilò tutto ciò che aveva dedotto mentre veniva lì, a piedi, e poi sull’autobus strapieno, e di nuovo a piedi, infreddolito e disperato e ossessionato dal pensiero del komiteh al quale doveva presentarsi. «Deve aver firmato l’autorizzazione… se non è stato lei allora è stato Pettikin, e sul foglio dev’esserci il nome di Tom… vi conosco tutti troppo bene, non facevate altro che ripeterci di rispettare i regolamenti e di firmare sempre i moduli. È così, vero? È così?» gridò.

«Credo che farebbe meglio ad andarsene, capitano,» disse McIver in tono secco.

«Lei è coinvolto come Tom, non capisce? È nei guai come…»

«Lasci stare.



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