Io sono un'arma by Tell David

Io sono un'arma by Tell David

autore:Tell, David [Tell, David]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: ebook
editore: Longanesi
pubblicato: 2014-10-29T23:00:00+00:00


Sapere che il 3/6 era in partenza per Panama dava da pensare. Tutti gli studenti della Scuola di fanteria volevano conoscere la propria futura destinazione, un tema fonte di perenni discussioni. Per ridurre le varie alternative, eravamo andati per esclusione. Se un’unità aveva preso un gran numero di uomini dalla classe precedente, era improbabile che avesse bisogno di altrettanti effettivi dalla nostra. E il 3/6 aveva attinto a piene mani dalla classe che si era diplomata prima di noi. Se non fossi andato all’Assistenza Reclutamento sarei stato in quella classe, con la possibilità di essere scelto. La cosa mi toccava molto da vicino. Non sapevo con sicurezza come gestire l’idea che in quel preciso momento avrei potuto essere in attesa dell’ordine di partire per Panama e quindi assillato esclusivamente da quel pensiero, e invece, per uno strano scherzo del destino, solo la sera prima stavo massaggiando le gambe di una ragazza senza preoccuparmi nemmeno per un istante del minuscolo stato centroamericano. Avevo immaginato un percorso di questo tipo: finire le varie scuole, essere assegnato a un’unità, addestrarmi ulteriormente e poi, dopo un certo lasso di tempo, essere pronto per andare in guerra. Invece, ragazzi con cui probabilmente ero stato al campo d’addestramento, avevano preso servizio in un’unità e quasi subito avevano scoperto di essere sul punto di partire per la guerra. Probabilmente erano spaventati a morte e si sentivano impreparati. Quanto a me, mi sentivo in colpa per aver passato un mese a perdere tempo coi reclutatori e mi ripetevo che forse qualcuno era stato scelto per partire col 3/6 al posto mio perché io non ero a disposizione.

Il più delle volte i marines sono considerati un po’ dei pazzi, anche rispetto agli standard militari. Ma nel corso degli anni avrei notato che le paure di cui discutemmo nel corso di quel weekend erano le stesse che avrei sentito anche da altri uomini, di altre forze armate. Paure diverse da quelle che può immaginare il civile medio. Morire non era certo un obiettivo a cui aspiravo, ma era una possibilità concreta con cui tutti eravamo costretti a scendere a patti. Far parte della fanteria significa proprio avere a che fare con la morte e in un ambiente del genere è impossibile evitare di affrontare il concetto della propria mortalità. Morire, restare paralizzato o mutilato per tutta la vita non erano le cose che temevamo di più, anche se per il civile medio potrebbe risultare sorprendente.

Le due cose che temevamo di più erano i politici americani e il popolo americano. Andare in guerra non è un gioco e non andrebbe fatto alla leggera né con scarso entusiasmo. Almeno in teoria. Ma non confidavamo che i nostri politici o il popolo potessero capirlo. La prospettiva che ci spaventava di più era morire, restare paralizzati o mutilati per una cosa completamente privo di senso, soprattutto se un senso poteva anche avercelo, prima di essere mandata all’aria. In quanto marines avevamo dato al governo un assegno in bianco: poteva chiederci di tutto e quindi



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