Isole Cosmiche Urania 54 by Clarke Arthur C

Isole Cosmiche Urania 54 by Clarke Arthur C

autore:Clarke, Arthur C. [Clarke, Arthur C.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Arnoldo Mondadori Editore
pubblicato: 1954-08-30T10:34:29+00:00


VIII

NELL’ABISSO

Fu uno di quei singolari sogni nei quali si sa di sognare e non si può far niente per svegliarsi. Tutto quello che mi era accaduto nelle ultime settimane mi si confondeva nella mente, unitamente a frammenti di esperienze lontane nel tempo. Mi sembrava di essere giù sulla Terra, ma non avevo peso, e galleggiavo come una nube su vallate e colline. Oppure mi pareva di essere alla Stazione Interna, e di dover lottare contro la gravità per riuscire a muovermi.

Il sogno terminò in un incubo. Stavo seguendo una scorciatoia attraverso la Stazione Interna, usando un metodo illegale ma largamente praticato che Norman Powell mi aveva mostrato. Esistono alla stazione condotti di ventilazione, abbastanza grandi da contenere un uomo, che collegano la parte centrale alle camere pressurizzate più esterne. L’aria si muove in quei condotti a una certa velocità, e vi sono punti in cui vi si può entrare e godersi un viaggio gratuito. È un’esperienza emozionante, ma bisogna sapere esattamente quello che si fa per evitare di non uscire al momento giusto; nel qual caso, per salvarsi, si sarebbe costretti a rimontare la corrente d’aria.

Ebbene, in questo sogno mi pareva di correre nella corrente d’aria, e di aver perso la strada. Davanti a me potevo vedere le grandi pale del ventilatore che mi risucchiavano verso di loro. E la griglia di protezione era sparita! In pochi secondi sarei stato affettato come un pezzo di prosciutto...

«Sta bene» disse qualcuno. «È stato fuori di conoscenza solo per un minuto. Dategliene un’altra boccata.»

Un getto di gas freddo investì il mio volto, e io cercai di allontanare la testa dal soffio. Quindi apersi gli occhi.

«Che cosa è accaduto?» domandai, sentendomi tuttavia un po’ stranito.

Tim Benton sedeva accanto a me, con un cilindro di ossigeno in mano.

Non appariva minimamente sconvolto.

«Non lo sappiamo con precisione» disse. «Ma ora tutto va bene. Una valvola di commutazione deve essersi incastrata nella condotta dell’ossigeno quando uno dei serbatoi si è vuotato. Sei stato l’unico che sia svenuto, mentre noi ci davamo da fare per eliminare l’inconveniente picchiando martellate sul distributore di ossigeno. Naturalmente, dovrà essere smontato quando saremo di ritorno, e qualcuno dovrà trovare il motivo per cui l’allarme non ha funzionato.»

Mi sentivo ancora abbastanza debole, ed ero un po’ sorpreso di questa mia debolezza, per quanto si trattasse di una cosa di cui non avevo colpa.

E, dopo tutto, avevo funzionato come una specie di cavia umana dando l’allarme agli altri, o come uno di quei canarini che i minatori dei tempi andati portavano con loro per controllare l’aria nel sottosuolo.

«Queste cose succedono spesso?» domandai.

«Molto raramente» rispose Norman Powell. Appariva serio una volta tanto. «Ma ci sono tanti di quegli strumenti in un’astronave che bisogna sempre stare all’erta. In cento anni non siamo riusciti a eliminare tutti i guai del volo spaziale. Ogni tanto capita qualcosa.»

«Non essere così pessimista, Norman» disse Tim. «Ormai abbiamo avuto la nostra parte di guai. Il resto del viaggio sarà una passeggiata.»

Alla luce di quel che accadde in seguito questa osservazione di Tim apparve come la peggiore che egli avesse mai fatta.



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