Italiani si rimane by Beppe Severgnini

Italiani si rimane by Beppe Severgnini

autore:Beppe Severgnini [Severgnini, Beppe]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788828201335
editore: Solferino
pubblicato: 2018-07-14T22:00:00+00:00


Gli americani spiegati in fabbrica

«Sì, lei, giù in fondo. Ricorda cos’ha detto ieri pomeriggio alla collega di reparto? Le battute, le allusioni, i complimenti? Sì, lo so: era proprio carina. Ed è vero: non s’è offesa, anzi, rideva e rispondeva per le rime. Ma non faccia una cosa del genere quando arrivano gli americani. La ragazza di Melfi, magari, ride. La ragazza di Detroit denuncia.»

Prima di spiegare come mi sono trovato a parlare di sesso dentro una fabbrica di automobili, davanti a ottocento operai, è necessaria una breve introduzione.

Fiat-Chrysler (FCA) possiede un grande impianto a Melfi, antica cittadina della Basilicata, vicino al confine con la Puglia: due ore d’auto da Bari (a oriente), altrettante da Napoli (a occidente). Per anni ha prodotto solo la Punto, destinata al mercato italiano. Nel 2013, sorprendendo tutti, Sergio Marchionne ha deciso di portare lì la produzione della nuova Jeep Renegade. Un investimento da 1,3 miliardi di euro, sicurezza economica per seimila lavoratori. Che però si sono chiesti: arrivano gli americani, come dobbiamo comportarci?

Un alto dirigente mi ha cercato e mi ha detto: «Lei ha scritto libri sugli USA, ci ha vissuto, ne parla in televisione. Venga e spieghi, per favore: come sono fatti questi americani?».

Così ho viaggiato per ottocento chilometri, sono arrivato a Melfi, ho visitato l’impianto, ho conversato con molte persone; e il giorno dopo mi sono ritrovato su un podio improvvisato, al centro di una fabbrica d’automobili, con una distesa di operai in piedi davanti a me (niente sedie, metterle e toglierle avrebbe preso troppo tempo). Benché gli americani li chiamino blue collar workers (colletti blu), vestivano elegantemente in bianco. E mi osservavano, curiosi.

«Si lavora bene con gli americani, ma bisogna conoscerli» ho esordito. «Per capire come sono fatti, e come comportarsi con loro, propongo di concentrarci su cinque parole. Iniziano tutte con la C. Può sembrare troppo semplice, ma vi assicuro: partendo da quelle parole, gli Stati Uniti sono diventati il Paese più potente del mondo.»

«Però la Fiat ha dovuto intervenire per salvare Chrysler!» ha gridato qualcuno dal fondo.

La prima parola è CONTROLLO.

Una delle frasi più comuni, in America, è to be in control. Tenere la situazione sotto controllo. Quale situazione? Qualsiasi situazione. Dalla salute a una guerra ai risultati scolastici dei figli. I numeri sono il tranquillante americano. In Italia diciamo «piove», «non piove», «forse pioverà»; in America vogliono sapere esattamente quanto ha piovuto (1,6 pollici in tre ore, accidenti!). Negli USA forniscono indicazioni stradali utilizzando i numeri delle strade e i punti cardinali (verso ovest sulla I-20, poi a nord sulla 277). In Italia diciamo «vai di qui, gira di là».

Ecco perché negli USA amano le domande: sono la premessa della conoscenza, l’antidoto al fatalismo, un tentativo di esercitare un primo controllo sul mondo intorno a sé. Who? (Chi?) What? (Che cosa?) When? (Quando?) Where? (Dove?) e Why? (Perché?) non sono soltanto le regole-base del giornalismo anglosassone: sono i codici di avviamento mentale nazionale. So che farà sorridere qualcuno, questa affermazione. Noi italiani ci riteniamo smaliziati, ma talvolta finiamo



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