Juventus, ritorno in paradiso by AA.VV. & La Repubblica

Juventus, ritorno in paradiso by AA.VV. & La Repubblica

autore:AA.VV. & La Repubblica
La lingua: it
Format: mobi, epub
ISBN: 9788888241012
editore: Bookrepublic
pubblicato: 2012-05-19T09:16:02+00:00


Agnelli: io e la Juve, obbligati a vincere

di Dario Cresto-Dina (11-12-2010)

«Avevo ventidue anni quando mio fratello morì. Giovanni, non Giovannino. Lui detestava essere chiamato così, come se fosse un Giovanni minore. Entrai nella camera di mio padre, mi guardò negli occhi e disse: questo significa maggiori responsabilità per te». «POCO più tardi dalla nostra casa della Mandria andammo al golf. Un chilometro e mezzo a piedi senza dirci una parola». Per provare a capire Andrea Agnelli, primo presidente di famiglia della Juventus 45 anni dopo Umberto, bisogna forse partire da questo ricordo doloroso e da una domanda che è già un ritratto, per quanto in bozza. Lei appare riservato, quasi diffidente, affilato nelle parole. È un modo per proteggersi? «Non la smentisco, accetto la sua impressione. Sono nato e cresciuto a Torino, amo questa città per la sua riservatezza e il suo spirito di dedizione al lavoro. Ho avuto un certo tipo di educazione. La famiglia, l’ambiente, le esperienze trovano un posto loro nel carattere degli individui. Rimangono lì per sempre. Le battute le faccio quando vado a mangiare una pizza con gli amici. Anche se il senso dell’ironia dello zio resterà ineguagliabile in famiglia». Proprio l’Avvocato disse: c’è chi compra una squadra di calcio per farsi perdonare qualcosa. Essere diventato presidente della Juventus è per lei riscatto, memoria, tradizione, rivincita del ramo cadetto degli Agnelli? «Per me la Juventus è amore e passione. Sono il primo tifoso di una squadra di cui la mia famiglia è a capo da 85 anni, e il manager che sa di occuparsi di una società quotata in Borsa, con tutte le responsabilità che ne derivano. Il resto sono allusioni spiacevoli. Prima di me c’è stata una storia e la storia non si riscrive. Che cosa vuol dire cadetto? Quante volte ho sentito e letto questa definizione senza riscontrarvi un reale significato. Mio padre e mio zio erano molto legati. Per mio padre l’Avvocato era una figura paterna, hanno condiviso le loro vite pur se differenti per età e scelte. I giudizi esterni non mi interessano». Qual è il suo primo ricordo della Juve? «Guardi questa foto. Vede? Ho i pantaloni corti, sono a Villar Perosa con papà. È l’estate dell’82, ho 7 anni e l’Italia ha appena vinto i Mondiali. Andiamo su e mio padre mi chiede accanto a chi mi voglio sedere. Paolo Rossi, gli dico. È cominciato così». Mi reciti la sua formazione ideale. «Vorrei che fosse la Juve di domani. Non è più tempo di un undici titolari. Le dico allora i nomi che sfilano in questo momento davanti ai miei occhi: Zidane, Nedved, Montero, Peruzzi, Platini, Gentile, Scirea. Qui mi fermo, altrimenti mi toccherebbe andare avanti. Parla il presidente Andrea Agnelli: “Se dicessi che siamo già da scudetto, prenderei in giro la gente però spero di cambiare idea. Con l’Inter è un derby, io e Moratti abbiamo idee diverse. Vorrei costruire un club più europeo in un calcio più moderno, con moviola e tempo effettivo” troppi minuti». Umberto diventò presidente nel 1955, poco più che ventenne.



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