Kobe Bryant. Il morso del Mamba by Fabrizio Fabbri Edoardo Caianiello

Kobe Bryant. Il morso del Mamba by Fabrizio Fabbri Edoardo Caianiello

autore:Fabrizio Fabbri, Edoardo Caianiello [Fabrizio Fabbri, Edoardo Caianiello]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Sport
ISBN: 9788867763696
editore: Ultra
pubblicato: 2015-05-12T22:00:00+00:00


Gary Payton stava faticando notevolmente nell’inserirsi all’interno degli schemi e del sistema dei tre volte campioni Nba ed il rendimento di Karl Malone non era soddisfacente, per lui in primis. Ipotecata la situazione «allenatore», consapevole del fatto che ci sarebbe stato un cambio al termine della stagione, Kobe decise di assumere un atteggiamento maggiormente responsabile evitando di rilasciare dichiarazioni e O’Neal alla stessa maniera evitò scontri verbali con il suo compagno di squadra.

Venne il tempo di misurarsi con i migliori dopo aver chiuso la stagione con un fatturato personale di 24 punti di media, sei di meno rispetto allo scorso anno. Al primo turno vennero a timbrare il cartellino i Rockets di Yao Ming, nella sfida di centimetri con Shaquille O’Neal. Non ci volle molto a regolarli con un secco 4-1.

Era tempo di rivincita e quale miglior avversario dei San Antonio Spurs? Dopo aver perso le prime due gare, cambiò radicalmente l’atteggiamento e lo spirito dei giocatori in maglia gialloviola. Gara-4 aveva in serbo qualcosa di speciale per Kobe che tornato da un’udienza in Colorado segnò 42 punti portando la sfida tra le due franchigie sul 2-2. Il quinto episodio è un regno fatto di magia, la bacchetta è quella di Kobe: gli Spurs rimontano uno svantaggio di dodici lunghezze ma Bryant con sangue gelido, segnando da sei metri, riporta i suoi in vantaggio 72-71. Il resto è racchiuso da un tiro di Fisher, partita e incontro.

Kevin Garnett era stato eletto Mvp della stagione regolare, assoluto trascinatore di una banda incredibile che sulla maglia aveva il nome dei Minnesota Timberwolves e sarebbero stati loro a contendersi il titolo della Western Conference con i Lakers. Sei gare per liquidare gli avversari con il punteggio di 4-2 ed un accesso alle finali in cui i Detroit Pistons sarebbero stati l’avversario più difficile da battere.

Talento e gioco di squadra, Larry Brown al timone della truppa. Ben Wallace e Rasheed Wallace a dare fisicità e classe cristallina al reparto lunghi, Chauncey Billups, prima dimenticato dalla Nba, ora pronto a prendersi la sua rivincita nei confronti del mondo della pallacanestro, Hamilton dal tiro mortifero e Prince che era l’uomo giusto nel posto giusto.

Una squadra investita dal destino, con un Karl Malone a dover litigare ancora con il proprio ginocchio nel momento peggiore della stagione. La sua assenza minò delle certezze fragili all’interno del team che affrontò una serie che ad oggi, almeno nel tabellino finale, non ha storia. Motor City aveva i motori troppo caldi e i Lakers sembravano aver smarrito la fame, la voglia e l’unione. L’unica vittoria di quel confronto terminato 4-1 è nel secondo atto dell’opera con Kobe che ne segna 33 nella vittoria 98-91.

Chiusi i giochi e prenotate le vacanze, dopo tante difficoltà e vittorie, era tempo di ricostruire e separarsi. Phil Jackson aveva provato sino all’ultimo a convincere Jimmy Buss che sarebbe stato meglio ripartire con un progetto intorno a Shaquille O’Neal e che la sua partenza avrebbe regalato almeno un altro anello alla franchigia che ne avrebbe gestito le prestazioni.



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