La bambina di sabbia by Halima Bashir

La bambina di sabbia by Halima Bashir

autore:Halima Bashir [Bashir, Halima]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Con la fine delle vacanze estive la previsione di mio padre si avverò. Fu dichiarata la fine dell’emergenza e le università riaprirono. Salutai la mia famiglia e tornai a Khartoum, piena di grandi speranze che tutto sarebbe stato come prima. Fui felicissima di rivedere Rania, Dahlia e le altre mie amiche. Fu un ritrovarsi eccitato e pettegolo. Ma nel dormitorio una manciata di letti rimase vuota: erano quelli delle ragazze che avevano preso parte alla jihad. Dai ragazzi, però, il numero di letti vuoti era ancora più alto.

Per quanto ci sforzassimo, fu difficile ritrovare la gioia e lo spirito dell’inizio dell’anno accademico. Era come se ci fosse una specie di ombra sospesa sopra di noi: il ricordo della chiusura obbligata dell’università, ma soprattutto l’assenza degli studenti che erano andati a combattere la «falsa jihad».

Sapevamo che niente avrebbe impedito alle autorità di farlo di nuovo, e la volta successiva i metodi di «reclutamento» per questa guerra di inganni e bugie sarebbero stati più brutali.

Il campus era diventato una fabbrica di dicerie, e ogni settimana circolavano voci sull’ennesimo studente rimasto ucciso in combattimento. Alcuni ragazzi arabi se la prendevano con i neri e con quelli del sud perché, sostenevano, avevano portato la morte nella loro vita. Personalmente, cercai di rimanerne fuori e di tenere la testa bassa sui libri.

Dopo la torrida estate giunse la stagione delle piogge, e i freschi acquazzoni furono molto graditi. Spazzarono via il caldo dal campus, ma anche la rabbia e la confusione nei confronti della «falsa jihad». A poco a poco cercammo di dimenticare tutto ciò che era accaduto. Ma le piogge portarono con sé altri, inaspettati problemi. Un pomeriggio di ottobre un enorme sciame di insetti coprì il sole. In pochi minuti uno spesso tappeto di locuste giganti aveva occupato ogni centimetro del terreno. Era una piaga di proporzioni bibliche.

Dahlia e le altre ragazze arabe di città rimasero impressionate. Rania e io, invece, dovemmo resistere alla tentazione di raccogliere insetti a manciate e friggerli per cena: potevamo solo immaginare come avrebbero reagito le altre ragazze se lo avessimo fatto. Lo sciame spogliò gli alberi delle foglie e strappò l’erba da terra, e quando tutto il verde fu esaurito, spostò la propria attenzione sugli edifici dell’università.

In un batter d’occhio cominciò a sgranocchiare tende, tappezzeria e persino le lenzuola. Era impossibile dormire senza una zanzariera, e non ci si poteva lavare senza avere prima liberato la cisterna dell’acqua dalle locuste morte o agonizzanti. Alla fine le ragazze di città decisero che non ne potevano più. Le locuste le facevano stare male, dicevano. Molte di loro andarono a casa e nel giro di pochi giorni Rania e io rimanemmo quasi sole nel dormitorio.

L’insegnante di chimica era un khawajat tedesco che presto divenne ossessionato dallo sciame. Da un lato odiava camminare in mezzo a quella nuvola di insetti che si alzavano a ogni passo, dall’altro era fissato con la loro capacità di divorare rumorosamente il campus lasciandolo completamente spoglio. Dieci giorni dopo l’arrivo dello sciame, un aereo sorvolò la zona inondandola con uno spray chimico.



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