La bontà insensata by Gabriele Nissim

La bontà insensata by Gabriele Nissim

autore:Gabriele Nissim [Nissim, Gabriele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Jan Karski, il giusto polacco che è capace di pensare da due differenti punti di vista

La vicenda di Jan Karski (nome di battaglia di Jan Kozielewski) in Polonia, durante gli anni dell’occupazione tedesca, è un esempio straordinario di questa capacità di giudizio che accoglie in modo imparziale i punti di vista degli altri e li fa diventare parte della propria identità.

Il messaggero della resistenza polacca da fervente nazionalista è infatti capace di cambiare, di compiere una metamorfosi personale e di aprirsi al dolore degli ebrei condannati allo sterminio. Egli vive nello stesso ambiente antisemita di Zofia Kossak e non mostra mai un interesse per la vita e la cultura ebraica.

Il suo cervello assomiglia a un computer, è in grado di memorizzare, parola per parola, decine di documenti e di raccontare con grande precisione tutto quello che osserva sui campi di battaglia.

Profondo conoscitore delle lingue straniere, gli è affidato il compito di tenere i rapporti con l’Occidente per perorare la causa della nazione polacca che ha subito nel 1939 una duplice amputazione del suo territorio da parte dei russi e dei tedeschi. Si reca quindi varie volte a Parigi per incontrare gli emissari del governo polacco in esilio ed è considerato dalla resistenza clandestina un uomo fidatissimo.

Durante uno dei suoi viaggi, mentre si trova in Slovacchia viene scoperto dalla Gestapo, arrestato e torturato. A seguito del tentato suicidio per non tradire i suoi amici e l’organizzazione (riesce a tagliarsi le vene con un rasoio che nasconde nella suola di una scarpa) viene trasferito in un ospedale da cui fugge calandosi da una finestra.

In seguito, la sua esperienza nel ghetto di Varsavia e l’incontro con i membri della resistenza ebraica lo toccano profondamente. Egli compie il viaggio più inquietante che un essere umano possa fare nel destino degli altri. I responsabili del Bund, il Partito socialista ebraico, lo conducono alle porte di un campo di concentramento dove può rendersi conto di cosa aspetta gli ebrei dopo il rastrellamento nel ghetto.

La sua reazione è molto diversa da quella di Zofia Kossak. La scrittrice si vergogna di fronte all’indifferenza dei polacchi davanti allo sterminio e si interroga sulle conseguenze di quegli avvenimenti per la reputazione morale del suo paese, mentre Jan Karski non si sente più un combattivo resistente polacco, ma un portavoce del dramma dei due popoli. Non guarda più il mondo soltanto da un punto di vista polacco, ma si comporta come un resistente del ghetto di Varsavia.

Così quando parte di nuovo per la sua missione diplomatica in Occidente e rivolge i suoi appelli disperati al presidente americano Roosevelt, al segretario di Stato inglese Anthony Eden, al presidente della Corte suprema americana Felix Frankfurter per chiedere un intervento immediato al fine di bloccare la macchina dello sterminio, pensa e ragiona come un polacco con un cuore ebreo.

Di fronte alla sordità dei suoi interlocutori, che non vogliono credergli e che gli spiegano l’impossibilità di anteporre il soccorso agli ebrei alla guerra contro i tedeschi, Jan Karski si sente addirittura colpevole. E interpreta il suo insuccesso personale come un fallimento dell’umanità intera.



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