La casa dei fiamminghi by Georges Simenon

La casa dei fiamminghi by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: poliziesco
ISBN: 9788845912672
editore: Adelphi - gli Adelphi (Le inchieste di Maigret)
pubblicato: 1996-10-31T23:00:00+00:00


7

UN BUCO DI TRE ORE

Quando Maigret arrivò in albergo per il pranzo, il padrone gli annunciò che il postino aveva portato per lui una lettera raccomandata, ma che non aveva voluto lasciarla.

Un ulteriore elemento si aggiungeva alle mille piccole contrarietà, che sembrava si fossero passate parola per assillare Maigret. Appena seduto a tavola, il commissario chiese del suo collega. Non l’avevano visto. Fece telefonare all’albergo. Gli risposero che se n’era andato da circa mezz’ora.

Non era grave. Maigret non aveva nemmeno il potere di impartire delle istruzioni a Machère. Ma avrebbe voluto suggerirgli l’idea di non perdere di vista il barcaiolo.

Alle due, era all’ufficio postale, dove gli venne consegnata la raccomandata. Una storia stupida. Dei mobili che aveva comprato e che si era poi rifiutato di pagare perché non erano conformi all’ordinazione fatta. Il fornitore l’aveva fatto citare.

Gli ci volle una buona mezz’ora per stendere la risposta, e per scrivere poi una lettera a sua moglie per darle delle istruzioni in proposito.

Non aveva ancora finito, che venne chiamato al telefono. Era il capo della Polizia giudiziaria che gli chiedeva quando contava di rientrare e lo pregava di inviargli qualche dettaglio su due o tre casi in corso.

Fuori, pioveva sempre. Il pavimento del caffè era coperto di segatura. A quell’ora non c’era nessuno e il cameriere ne approfittava per scrivere, anche lui, la sua corrispondenza.

Un piccolo dettaglio ridicolo: a Maigret faceva orrore scrivere su un tavolo di marmo, ma non ce n’erano altri.

«Telefoni all’Hôtel de la Gare per sapere se non hanno ancora visto l’ispettore.»

Maigret avvertiva un vago fastidio, tanto più irritante in quanto non aveva un fondamento serio. Due o tre volte andò ad incollare la fronte contro il vetro appannato. Il cielo si stava facendo un po’ più chiaro e le gocce d’acqua più rade. Ma il marciapiede pieno di fango restava deserto.

Verso le quattro, il commissario sentì un fischio. Corse alla porta e vide, per la prima volta dall’inizio della piena, un rimorchiatore che emetteva un fumo denso.

La corrente era ancora violenta. Quando il rimorchiatore, sottile e leggero, pareva un purosangue a confronto degli altri battelli, si staccò dalla riva, si impennò letteralmente: per un attimo corse il rischio di essere travolto dalla corrente.

Un altro fischio, più stridente. Era fatta. Dietro, un cavo si tese. Una prima chiatta si staccò dal blocco dei battelli in attesa, si pose di traverso sulla Mosa, mentre due uomini esercitavano tutta la loro pressione sul timone.

Sulla soglia dei caffè, la gente assisteva alla manovra. Due o tre barconi entrarono a loro volta nella lotta, descrissero un semicerchio e all’improvviso il rimorchiatore, con un fischio vibrante d’orgoglio, puntò verso il Belgio, mentre le chiatte, dietro a esso, tentavano a fatica di mettersi in linea retta.

L’ Etoile Polaire non era tra quelle.

«…e vi prego dunque di voler riprendere, presso il mio domicilio, boulevard Richard-Lenoir, i mobili che…»

Maigret scriveva con una lentezza anormale, come se le sue dita fossero state troppo grosse per quella penna. La sua scrittura diventava, quasi per contrasto, fitta e minuta: da lontano poteva sembrare una serie di macchie.



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