La casa della vita e della morte by AA.VV

La casa della vita e della morte by AA.VV

autore:AA.VV.
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2013-07-26T22:00:00+00:00


Celia Austin, si chiamava l’inglese che volevo avvicinare in vista di un eventuale sfruttamento come “trait-d’union” con Stegner. Viveva in una di quelle casette splendenti come gioielli – in Knightsbridge – nei pressi di Montpellier Square, tutte pietra dipinta e “bow-window”, con gli scalini della porta d’ingresso orlati di ferro nero che si inarcano sopra l’entrata della cantina.

Telefonai alla dottoressa direttamente dall’aeroporto, presentandomi come il rappresentante di un editore americano interessato alla pubblicazione di un suo libro sulla chimica dell’antigene. Mi scusai, per non aver scritto prima e le domandai se potevo farle una visitina per discutere la cosa. Lei aveva terribilmente fretta, ma disse che per un momento poteva. La faccenda del libro le interessava.

La prima reazione, quando la vidi inquadrata nella soglia, fu tutt’altro che professionale. Mi ero aspettato di trovare uno spaventapasseri con un abito di tweed grigio senza forma e calzature tradizionali, qualcosa di inamidato e con la permanente… E invece mi trovavo davanti una bella bruna, slanciata e vellutata. Molto, molto bella! Era vestita semplicemente: una gonna di pelle scamosciata corta e piena da cui spuntavano due gambe affusolate, e un maglione rosso con le maniche lunghe che ricopriva uno splendido busto anglosassone. Aveva due cerchietti alle orecchie e una collana gemella di cerchietti d’oro gettata con negligenza sulle clavicole che s’indovinavano sotto il maglione. Tuttavia gli occhi, per altro notevolmente belli, smentivano l’aura di morbida femminilità che spirava da lei: erano duri, quasi maschili, sotto le sopracciglia decise.

Mi salutò con la solita riservatezza enfatica, caratteristica degli inglesi. — Entrate, ve ne prego, signor Haskins. Sono terribilmente spiacente di non potervi dedicare molto tempo. Ma forse… — Mi introdusse in un salottino vittoriano, proprio il tipo di ambiente creato da un architetto per la gente che ha gusto e denaro, ma niente tempo.

Iniziai il mio discorsetto-pretesto, prestandovi attenzione solo in parte. L’altro settore della mia mente stava immaginando ogni sorta di cose sconvenienti che il suo possessore avrebbe voluto fare con Celia Austin. Ma a metà del declivio, ritrovai l’autocontrollo e mi concentrai su quello che stavo facendo. In casi del genere bisogna tener desto l’interesse del soggetto, mentre si osservano molto attentamente le sue reazioni a certe frasi-chiave; è l’unico modo per riuscire a scoprire le molle che lo spingono ad agire e poter così trovare il modo di sollecitarle. Velati riferimenti al sesso, ai viaggi, all’avventura non provocavano nessuna reazione in quegli occhi gelidi; invece gli accenni alle reazioni immunologiche, alle pubblicazioni del libro e al denaro, sì.

Temporeggiai, per non dover concludere subito il contratto. Dopo una mezz’oretta finsi di avere un appetito formidabile e infine Celia Austin, riluttante, acconsentì a venirsene a cena con me. Ma dopo un’ora di permanenza nell’atmosfera sobria e dignitosa di Simpson, io avevo completamente esaurito la mia storia-pretesto, e lei la pazienza. La dottoressa dimostrava interesse finché indugiavo sul suo argomento preferito – la sua carriera, e cioè il miraggio del primariato a St. James – ma era indifferente riguardo a qualsiasi altra cosa, o forse incapace di parlarne.



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