La casa sull'argine by Daniela Raimondi

La casa sull'argine by Daniela Raimondi

autore:Daniela Raimondi [Raimondi, Daniela]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2020-03-19T23:00:00+00:00


D’estate, l’attrattiva più grande per i gemelli era andare a nuotare nel Po. Si spogliavano, si tuffavano nel fiume, e via, a dare grandi bracciate, scivolando dentro e fuori l’acqua, sfidando le correnti e i vortici dei mulinelli. Facevano a gara a chi arrivava prima sull’altra sponda. Tornavano sulla riva di Stellata con il fiatone e si buttavano esausti sulla sabbia rovente, spesso addormentandosi al frinire assordante delle cicale. Li svegliava la voce di qualche contadino che passava di lì, o il fischiettare della Nena Casini, in giro come al solito con i suoi tre cani.

Nazzarena Casini: corpo asciutto e camminata maschile, occhi piccoli e infossati però furbi, pieni di vita. Abituata a remare e al lavoro duro, la Nena aveva braccia forti come un uomo. Non si era mai sposata. Da giovane, aveva avuto un figlio e la gente si chiedeva chi fosse stato a metterla incinta, dato che nessuno l’aveva mai vista in compagnia di un uomo. Il bambino era vissuto due anni e poi era morto. Lei non si era sposata né aveva avuto altri figli, ma, forse per il dolore che aveva vissuto, amava i bambini e passava molto tempo con loro. Raccontava favole o leggende del fiume, come quella del paradís di putìgangà, il «paradiso dei bambini annegati», che stava dietro l’ansa dove il Po creava una spiaggia di sabbia fine come borotalco. Era lo stesso luogo in cui erano annegati i figli della Marta, che poi era impazzita.

In paese, la Nena era una leggenda. Si raccontava ridendo che, nell’ultimo censimento, erano andati a casa sua e, alla domanda se i servizi fossero privati o in comune, lei aveva risposto, seria: «Nuáltar a caghém in comunità».

Un pomeriggio, i due gemelli Martiroli la videro mentre lottava con uno storione che sarà stato due quintali. I bambini si stavano riposando sulla riva dopo una nuotata quando la sentirono imprecare: «A t’al dagh mi! A t’al dagh mi! Te lo do io!»

Guido e Dolfo si alzarono di scatto e corsero a vedere.

Lo storione era finito nella rete della Nena, ma era talmente grosso che lei non riusciva a trascinarlo verso la riva. In piedi sulla barca, arpione in mano, provava inutilmente a tirarlo. Alla fine, si decise e saltò in acqua, tutta vestita e con tanto di stivali. Afferrò l’enorme bestia e riuscì persino a montarle sopra a cavalcioni. Lo storione si dibatteva, ma lei niente, ferma sulla groppa, arpione in mano. Sembrava una guerriera, una specie di amazzone, pensava Guido, che dei due fratelli era quello che leggeva di più. Durante la lotta, ci fu un momento in cui lo storione sparì sott’acqua. La Nena s’inabissò pure lei.

Dalla riva, i gemelli trattenevano il respiro.

«Sarà mica annegata?» disse Guido dopo un po’.

Dolfo non rispose, preso com’era a scrutare il fiume, i pugni chiusi, il respiro trattenuto. Ma ecco riaffiorare entrambi. La Nena, ancora attaccata alla bestia, la puntò. Stava per colpirla con l’arpione, ma poi la lasciò andare. Rimase a fissare lo storione finché non lo vide scivolar via nella corrente; poi, con un paio di bracciate, raggiunse la barca.



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