La città condannata by Unknown

La città condannata by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: Carbonio Editore
pubblicato: 2020-10-12T13:04:10+00:00


3

La redazione era deserta. Evidentemente, i collaboratori erano tutti scappati via appena era iniziata la sparatoria vicino al Municipio. Andrej attraversava le stanze e osservava indifferente i fogli di carta sparpagliati, le sedie rovesciate, i piatti sporchi con resti di panini e le tazze con tracce di caffè. Dal fondo della redazione si diffondeva una musica forte e trionfale: una cosa veramente strana. Selma si trascinava dietro di lui, tenendolo per la manica. Continuava a ripetere qualcosa, parole astiose, ma Andrej non la stava ascoltando. Perché sono venuto qui?, pensava. Se la sono filata tutti, come un sol uomo, e hanno fatto bene: a quest’ora, me ne starei a casa mia, sdraiato sul letto, a massaggiarmi il mio povero fianco e a sonnecchiare, e a infischiarmene bellamente…

Entrò nella Sezione della cronaca cittadina e vide Izja.

All’inizio, non capì che si trattava di lui. Ritto dietro a un tavolo, in un angolo remoto, chino su un raccoglitore aperto e puntellandosi sulle mani ben distanziate, c’era un tizio sconosciuto, sciatto, con i capelli scalati e una palandrana grigia senza bottoni dall’aria sospetta; solo dopo qualche istante, quando a un tratto l’uomo sogghignò in modo familiare e fece il solito gesto di titillarsi una verruca che aveva sul collo, Andrej si rese conto di avere davanti Izja.

Per alcuni attimi, Andrej rimase sulla porta a guardarlo. Izja non lo aveva sentito entrare. D’altra parte, lui, in generale, non sentiva e non notava niente: primo perché stava leggendo e secondo perché, proprio sopra alla sua testa, c’era un altoparlante che mandava il rimbombo fragoroso di una marcia trionfale. Poi Selma lanciò un terribile urlo: “Ma è Izja!” e si scagliò in avanti, spingendo Andrej di lato.

Izja alzò di scatto la testa e, ghignando ancora di più, allargò le braccia.

“Sì, certo!” gridò deliziato. “Finalmente siete qui!”.

Mentre abbracciava Selma, schioccandole avidamente e rumorosamente dei baci sulle guance e sulle labbra, e lei, in preda all’entusiasmo, gridava qualcosa di indistinto e gli spettinava quei capelli assurdi, Andrej si era avvicinato a loro, cercando di reprimere dentro di sé un acuto e assillante imbarazzo. Il bruciante senso di colpa e di tradimento che lo aveva quasi fatto crollare quel mattino nel sotterraneo, nell’ultimo anno si era indebolito ed era stato quasi dimenticato, ma adesso lo trafiggeva di nuovo e, mentre si stava avvicinando, esitò per qualche secondo prima di arrischiarsi a tendergli la mano. Avrebbe trovato perfettamente naturale se Izja non avesse notato quella mano o se avesse detto qualcosa di sprezzante o di spietato – con ogni probabilità, anche lui si sarebbe comportato così. Ma Izja, liberatosi dall’abbraccio di Selma, gli afferrò la mano con ardore, gliela strinse e gli chiese, esprimendo grande interesse:

“E dov’è che ti hanno conciato così per le feste?”.

“Mi hanno picchiato” rispose succintamente Andrej. Izja lo aveva lasciato di stucco. Avrebbe voluto dirgli molte cose, ma gli chiese soltanto: “Da dove sei sbucato fuori?”.

Invece di rispondere, Izja girò alcune pagine del raccoglitore e, gesticolando in modo esagerato, lesse con tono enfatico:

“…Nessuna argomentazione razionale può spiegare la furia con cui la stampa di governo si accanisce contro il Partito della Rinascita radicale.



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