La famiglia F. by Anna Foa

La famiglia F. by Anna Foa

autore:Anna Foa [Foa, Anna]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-04-12T04:00:00+00:00


Nonostante la sua disinvoltura e il suo sangue freddo, Lisetta fu arrestata nell’agosto 1944. Era, all’epoca, incinta di me. Fu arrestata non dai nazisti, ma da una banda di fascisti irregolari, che avevano già agito a Roma e a Firenze: la banda Koch. A Milano si erano stabiliti in una villa, detta Villa Triste: là portavano i partigiani arrestati, là li torturavano, nelle cantine della villa. A Milano agivano alle dirette dipendenze di Mussolini, mentre a Roma erano stati agli ordini di Kappler. Mia madre non fu torturata, si prese solo uno schiaffone da Koch. Lei ne raccontava con calma, senza enfasi, ma la prigionia là dentro, con la prospettiva della deportazione, deve essere stata un’esperienza molto dura.

Ad un certo punto, la banda Koch mandò al CLN la proposta di scambiare le due donne incinte prigioniere, Lisa appunto ed una sua amica, Carla Badiali, con dei fascisti di Salò prigionieri della Resistenza. Il CLN decise per il no – si era deciso in casi del genere di non trattare – ed inviò Vittorio ad esprimere il rifiuto ai due prigionieri lasciati uscire da Villa Triste per avere la risposta, uno dei quali, blu dalle botte, era Nahmias, il marito di Carla Badiali. I due prigionieri tornarono a Villa Triste con una risposta negativa. A Lisetta e Carla si apriva la strada della deportazione. È assai probabile che, come donne, sarebbero state mandate nel lager femminile di Ravensbrück dove, se pure fossero sopravvissute, avrebbero comunque perso i due bambini, che non sarebbero nati oppure sarebbero stati lasciati morire di fame e di sete.

Vittorio era molto provato dal fatto di essere stato proprio lui a rifiutare lo scambio e a condannare implicitamente sua moglie incinta alla deportazione. Si fermò da un’amica partigiana, Lucia Corti, e le raccontò tutto. Lucia tacque, c’era poco da dire per consolarlo, ma mise sul grammofono l’Eroica di Beethoven. L’ascoltarono in silenzio. Per tentare comunque di salvare le due donne, il CLN si rivolse all’arcivescovo di Milano, il cardinal Schuster. Con ogni probabilità gli devo la vita. Schuster infatti segnalò alle autorità tedesche lo scandalo di questo centro di tortura gestito da irregolari. Un ufficiale medico tedesco andò a visitare le due donne e dichiarò che in tali condizioni non potevano restare là. Mia madre diceva sempre che era stato il primo volto umano che vedeva da quando era a Villa Triste. Più tardi la banda sarebbe stata sciolta dagli stessi fascisti, i loro prigionieri trasferiti a San Vittore e i membri della banda arrestati, e sia pure per pochi giorni detenuti là anche loro.

Lisetta e Carla Badiali furono trasferite dal carcere in una clinica. Là erano piantonate, ma un gruppo di partigiani armati le fece fuggire scalze e in camicia da notte. A ideare e organizzare la fuga era stata Gigliola Spinelli, più tardi moglie di Franco Venturi, una donna straordinaria e coraggiosa fino alla temerarietà. Sul treno per Torino, mia madre era travestita da crocerossina, ma si era messa male la cuffia e tutti la guardavano. Per fortuna, non ci furono conseguenze.



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