La famiglia grande by Camille Kouchner

La famiglia grande by Camille Kouchner

autore:Camille Kouchner [Kouchner, Camille]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2021-05-31T00:00:00+00:00


Victor mi ha chiesto di andare a trovarlo in camera sua. È stato dopo la prima volta. Alcune settimane dopo, credo. Mi ha detto. “Mi ha portato con sé nel weekend. Ricordi? E là, in camera, è venuto nel mio letto e mi ha detto: ‘Ti faccio vedere. Vedrai, lo fanno tutti.’ Mi ha accarezzato e poi sai...”

Conosco mio fratello, è impaurito. Più che infastidito dal fatto di parlarmi, spia il mio sguardo, cerca di sapere: “È male, non credi?” Be’ no, non credo. Dal momento che si tratta di lui, è niente, deve esserlo per forza. Ci insegna, è tutto. Non siamo degli inibiti!

Mio fratello mi spiega: “Lui dice che la mamma è troppo stanca, che glielo diremo dopo. I suoi genitori si sono uccisi. Per ora può bastare, no?” E, lì per lì, sono d’accordo.

Aggiunge: “Rispetta il segreto. Gliel’ho promesso, allora prometti. Se parli, muoio. Ho troppa vergogna. Aiutami a dirgli di no, per favore.”

E talvolta: “Non so se è il caso di farne una tragedia. Sai, è gentile con me.”

Il cervello mi si blocca. Non capisco niente. È vero che è gentile, il mio adorato patrigno è gentile.

Gliel’ho visto fare tante volte. Conosco il loro gioco. A Sanary, alcuni genitori e figli si baciano sulla bocca. Il mio patrigno tiene in caldo le donne dei suoi amici. Gli amici rimorchiano le tate. Alle donne anziane si procura il sesso dei più giovani.

Ricordo l’occhiolino che mi ha rivolto il mio patrigno quando, ancora piccola, ho scoperto che sotto il tavolo stava accarezzando la gamba della moglie del suo amico: stavamo cenando e lui gli parlava come se niente fosse. Ricordo anche il sorriso della donna. Ricordo la spiegazione che ha dato mia madre quando gliel’ho raccontato: “Non c’è niente di male in questo, mia Camillou. Sono al corrente. La scopata è la nostra libertà.”

Ricordo ancora che, dopo un’altra serata, fu presentata una denuncia. La giovane donna, appena vent’anni, era stata addormentata e un ragazzo le si era infilato nel letto. Lei era scappata a Parigi e aveva informato i genitori. Era seguita una serie di chiarimenti. La giovane donna era stata rinnegata, dileggiata dal mio patrigno e da mia madre, disgustati dalla sua volgarità. Quanto a me, mi hanno spiegato una cosa che dovevo capire: la ragazza aveva esagerato.

Ma, con mio fratello, era tutto autorizzato? Anche quella cosa?

*

Un anno. Più d’uno. Due o tre. Non so. A Parigi, a Sanary.

Il mio patrigno entrava in camera di mio fratello. Ne udivo i passi in corridoio e sapevo che andava da lui. E io, in quel silenzio, davo corso alla mia immaginazione. Che, forse, il mio patrigno chiedesse a mio fratello di accarezzarlo, di succhiarglielo?

Aspettavo. Aspettavo che lui uscisse dalla camera, pieno di odori sconosciuti e immediatamente odiosi. Poi entrava nella mia. La mia nuova camera, che ormai teneva separate quella di Victor da quella dei genitori. Una camera comunicante. Una camera-testimone obbligato. E, questo, per lunghissimi anni.

Il mio patrigno entrava in camera mia e, certo per indurmi al silenzio, si sedeva sul mio letto.



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